Guerriero Sioux - Pegaso Model (90-013) 120mm
Origine del nome
Il termine è l'abbreviazione dell'espressione Nadovessioux, termine francese originato dalla deformazione di Nādowessi (piccoli serpenti), ovvero l'appellativo con il quale questo gruppo veniva spregiativamente indicato dalla tribù degli Ojibwa, chiamati impropriamente dai bianchi Chippewa.
Il termine indicava le popolazioni che vivevano nelle grandi pianure centrali degli Stati Uniti e del Canada meridionale, dal fiume Platte al monte Heart e dalle foreste del Minnesota fino al Missouri e alle montagne note come Bighorn.
L'Alleanza Sioux
L'Alleanza Sioux era originariamente costituita da sette distinte entità (thuŋwaŋ o nella forma europeizzata tonwan) - formanti un'assemblea che in antico era chiamata "Sette Fuochi del Consiglio" (Očhéthi Šakówiŋ) - denominate:
Mdewákhathuŋwaŋ (Mdewakanton, "Villaggio del Lago dello Spirito"[8], il gruppo originario di tutta la nazione sioux)
Waȟpékhute (Wahpekute, "Arcieri delle foglie")
Sisíthuŋwaŋ (Sisseton, probabilmente "Villaggio dei territori di pesca")
Waȟpéthuŋwaŋ (Wahpeton, "Villaggio delle foglie")
Iháŋktȟuŋwaŋ (Yankton, Villaggio alla fine, o in fondo)
Iháŋktȟuŋwaŋna (Yanktonai, "Piccolo villaggio alla fine, o in fondo")
Thítȟuŋwaŋ (Teton, probabilmente "Che si accampano, o vagano, nella prateria")
Le prime quattro tribù, che costituivano la sezione orientale della nazione sioux, si qualificavano come "Isáŋyathi", poi resi dagli europei come Santee, e possono essere definiti come "dakota orientali".
Yankton e Yanktonai costituivano i gruppi centrali e, per oltre centocinquanta anni, sono stati loro erroneamente attribuiti il dialetto e il nome di nakota: in effetti si sono sempre riferiti a sé stessi come dakota (qualificandosi, all'interno dei dakota, come "Wičhíyena") e possono quindi essere definiti "dakota occidentali" (attualmente parlano il dialetto cosiddetto yankton-yanktonai).
I Teton, che in epoca storica si erano trasferiti, sotto la pressione dei Chippewa (armati dai francesi), dalle grandi foreste alle grandi praterie, costituivano la porzione più occidentale della grande alleanza Sioux e parlavano il dialetto lakota.
I Teton avrebbero poi incarnato, nell'immaginario del mondo occidentale, l'immagine tipica dell'"indiano americano", pur essendo stati protagonisti di una civiltà di necessità, basata sul cavallo e sulla caccia al bisonte che durò in effetti soltanto pochi decenni. Una volta separati, di fatto (ma sempre conservando la memoria dell'origine comune), dai gruppi più orientali, i Teton ricrearono al loro interno la originaria suddivisione nei Sette Fuochi del Consiglio
La collocazione della Nazione
Sono pervenute pochissime informazioni sui Sioux nei tempi precedenti all'arrivo degli europei nel continente americano. Secondo alcuni studi, alla fine del Cinquecento queste popolazioni dovevano essere stanziate in un'area corrispondente circa all'attuale Stato della Carolina del Nord e un centinaio di anni dopo, probabilmente a causa della costante minaccia rappresentata dalla vicina e potente Lega degli Irochesi, essi sembra abbiano dovuto risalire il corso del fiume Missouri, fino a stabilirsi nelle foreste a ovest dei Grandi Laghi, dove sarebbero rimasti almeno per tutto il Seicento.
A causa della crescente pressione dei loro nemici Ojibway o Chippewa, i Sioux (con l'eccezione del sottogruppo Santee, rimasto nelle foreste del Minnesota orientale fino al 1862) si spostarono nelle praterie, nel corso di un lungo processo che li portò a dedicarsi a una vita nomade sulle piste del bisonte, entrando così a far parte del numero di tribù che dettero vita alla breve ma intensissima Cultura della Prateria. Il processo di spostamento nelle praterie venne accelerato dalla comparsa del cavallo che, estintosi nel continente nordamericano durante il Pleistocene, vi fece ritorno con i conquistadores spagnoli.
L'attività economica e l'alimentazione
In origine probabilmente i Sioux erano agricoltori seminomadi ma ben presto si trasformarono in cacciatori nomadi, spesso al seguito delle mandrie di bisonti. Da questo animale si ricavavano carne e pelli.
Accanto alla caccia, l'attività principale degli uomini era la guerra. I Sioux sono passati alla storia per la loro grande resistenza all'invasione degli "uomini bianchi". Per i Sioux, la guerra era per molti versi un gioco basato sul valore e sul coraggio: in certi casi essi si limitavano a toccare l'avversario per simboleggiarne l'uccisione, lasciandolo non di rado in vita; il prestigio infatti si conquistava con le gesta di puro valore e ogni "colpo" ne era la dimostrazione, reso esplicito da una penna d'aquila fra i capelli.
La vita sociale e la cultura materiale
Le donne si occupavano dei bambini, dell'orto e soprattutto della casa e l'etica sessuale era molto rigida ed era biasimata ogni forma di violazione dei relativi codici comportamentali, anche se ampiamente praticata era la fuga prematrimoniale allorché un matrimonio era avversato dalle famiglie degli interessati.
L'abitazione dei Sioux, il tipi, è una tenda conica di 4/5 metri di diametro coperta di pelli di bisonte. Da 10 a 20 pertiche di legno erano alzate sul terreno in un circolo, legate insieme all'estremità superiore e coperte da pelli di bisonte cucite insieme; in alto rimanevano due aperture mobili per far uscire all'occorrenza il fumo. Un foro ovale in basso, posizionato ad est, consentiva l'accesso; l'interno aveva il focolare nel centro e tutto intorno sedili e letti di pelliccia. Sempre all'interno un controtelo fungeva da isolante per l'umidità, per il freddo e il caldo. Il posto riservato al capofamiglia era di fronte all'entrata, quindi ad ovest, la zona più protetta dalle correnti d'aria. A sud stava la donna; qui teneva tutti gli oggetti che le servivano per i lavori domestici, ed anche tutti i letti della famiglia. A nord si trovavano varie suppellettili e i giacigli degli ospiti.
Il tipi era fabbricato dalla donna, portava spesso decorazioni esterne e, perfezionato nei secoli, era molto leggero e semplice da montare e smontare. Anche il tipi, come il guerriero a cavallo che caccia i bisonti, fa parte dell'immaginario creato nel mondo occidentale riguardante gli "indiani d'America".
La spiritualità
La loro spiritualità si basa sull'idea di wakan, espressione della forza soprannaturale che permea l'universo, le persone e le cose, di cui il dio Wakan Tanka era la massima incarnazione. Altra espressione per indicare Wakan Tanka è Ateyabi, ossia "Dio Padre".
Sue emanazioni sono i quattro Spiriti superiori: Skan, il Cielo, protettore della potenza creatrice, giudice degli uomini e degli stessi Spiriti, una cui figlia era Anog Itè; Wi, il Sole, protettore del coraggio, della generosità e della lealtà; Maka, la Terra, protettrice della vita, e Inyan, la pietra, protettrice dell'autorità e del genio artistico. Tutte queste ipostasi di Wakan Tanka sono responsabili dell'equilibrio dell'universo.
Vengono poi gli Spiriti Associati, complementari degli Spiriti Superiori: a Skan era infatti associato Tate, il Vento; a Wi era associata Hanwiyanpa, la Luna; Wohpe era collegata a Maka e rappresentava la figlia del Sole e della Luna, protettrice dell'amore e della pace e infine a Inyan era associato Wakinyan, il Tuono che segnala la potenza della natura.
Infine gli Spiriti Imparentati: lo Spirito del Bisonte, lo Spirito dell'Orso i Quattro Venti e il Turbine.
La vita Spirituale delle comunità non prevede sacerdoti o persone che si elevino rispetto agli altri, perché viene ritenuto dannoso dare in mano ad un solo uomo un potere così grande. La Spiritualità è basata su un profondo rapporto di rispetto e armonia con gli elementi, tutti in relazione tra loro.
Nelle cerimonie svolgevano un ruolo fondamentale alcuni oggetti carichi di valenze simboliche, ritenuti indispensabili per il corretto svolgimento dei riti. Grande importanza avevano ad esempio le piume: il copricapo ricoperto di tali ornamenti aveva lo scopo di dimostrare l'audacia di chi l'indossava; da ricordare anche i guanti coperti da becchi d'uccello che, vibrando durante le danze, producevano un suono tintinnante che ben si accordava al ritmo del tamburo. Le maschere completavano l'abbigliamento cerimoniale, permettendo allo sciamano di trasformarsi idealmente nell'essere che voleva rappresentare e favorendo l'estasi. Le danze spesso erano accompagnate dal tamburo, strumento destinato a facilitare il collegamento con l'altro mondo, e dal flauto a sei buchi, quattro che rappresentavano i venti e due la terra e il cielo.
Le grandi rivolte dei Sioux
Nel 1862, dopo un fallito raccolto e prima dell'inevitabile carestia invernale, il pagamento federale tardò a giungere. I trafficanti locali non vollero concedere ulteriori crediti ai Santee e l'agente federale della riserva disse ai Santee che erano 'liberi di mangiare l'erba oppure i loro escrementi'. Come conseguenza, il 7 agosto 1862 cominciò la rivolta dei Sioux, allorché pochi Santee uccisero un agricoltore bianco e gran parte della sua famiglia, innescando ulteriori attacchi contro gli insediamenti dei bianchi lungo il fiume Minnesota. I Santee aggredirono poi l'emporio e l'agente federale della riserva fu trovato ucciso con la sua bocca riempita di erba. Nessuno conosce l'esatto numero, ma furono massacrati fra i 500 e i 1000 civili: uomini, donne e bambini, in maggioranza immigrati tedeschi, fin quando le forze dello Stato e quelle federali (circa 25000 uomini in tutto) non posero fine alla rivolta. Corti marziali processarono e condannarono a morte per impiccagione 303 Santee per 'crimini di guerra'. Numerose testimonianze di prima mano descrissero razzie e uccisioni di bianchi da parte dei Santee.
Il Presidente Abraham Lincoln commutò la sentenza di morte per 284 di quei guerrieri, convalidando l'esecuzione per impiccagione di 38 Santee il 26 dicembre 1862. La sentenza fu eseguita a Mankato (Minnesota) e rimane tuttora la più ampia esecuzione di massa nella storia giudiziaria degli Stati Uniti.
I Teton si sollevarono, invece, a seguito del massacro degli Cheyenne di Motavato ("Caldaia Nera"), commesso dai "Colorado Volunteers" del colonnello Chivington a Sand Creek (29/11/1864), quando Coda Chiazzata scatenò gli Sichangu e le altre tribù, compresi gli alleati Cheyenne e Arapaho, lungo il fiume Platte, assediando e distruggendo Julesburg, nel Colorado, (07/01/1865) e riducendo a mal partito le truppe statunitensi nell'intero territorio prima di accondiscendere al Trattato di Fort Laramie del 1866.
Una rivolta di non minore importanza, condotta dai Teton nella regione del Powder River e lungo il Bozeman Trail, fu quella chiamata "di Nuvola Rossa", la quale coinvolse nuovamente anche Cheyenne e Arapaho, e che si concluse, in termini favorevoli per gli indiani, con l'abbandono e la distruzione dei forti dislocati lungo la "Pista dei ladri" e col Trattato di Fort Laramie del 1868.
L'ultima grande azione di resistenza condotta dai Teton Sioux (ma non senza il contributo dei Cheyenne e perfino dell'ultimo gruppo non pacificato dei loro vecchi alleati dell'Est, i Santee guidati dall'irriducibile Inkpaduta) ebbe luogo tra il 1875 e il 1876, e culminò nella battaglia del Little Bighorn, una delle più grandi vittorie militari ottenute dagli indiani americani sull'esercito statunitense.
Scomparso il bisonte, negli anni successivi, tutti i Sioux furono alla fine costretti nelle riserve e, nel 1890, quattro giorni dopo Natale, sul torrente Wounded Knee il 7º Cavalleria trucidò nella neve e nel ghiaccio un'intera banda di disperati Mineconjou, donne e bambini compresi, e ponendo così fine alla resistenza dei nativi, o meglio suggellando con un orribile massacro tre secoli di ingiustizie, soprusi e tradimenti da parte degli Stati Uniti d'America.