Il Deutsches Afrikakorps (DAK), più semplicemente Afrikakorps, fu una grande unità dell'esercito tedesco a livello di corpo d'armata, che venne approntata e inviata nel febbraio del 1941 in Libia, con lo scopo di sostenere le forze italiane messe a dura prova dall'8ª armata britannica sul fronte del Nordafrica durante la seconda guerra mondiale. L'Afrikakorps, pur mantenendosi sempre una formazione distinta, col tempo diede sempre un maggior contributo alle diverse organizzazioni d'armata che si crearono durante la campagna a sostegno delle forze del Regio Esercito Italiano.
Strettamente parlando, il termine Deutsches Afrikakorps si riferisce solo al quartier generale del corpo e alle unità distaccate presso di esso, anche se alcuni scrittori usano erroneamente il termine con noncuranza per riferirsi a tutte le unità tedesche in nord-Africa prima della ritirata in Tunisia.
Dopo l' operazione Compass effettuata con successo dal Regno Unito e Australia e che portò alla cattura di 130 000 soldati italiani, divenne reale la minaccia di consegnare il Nord Africa agli Alleati. In risposta a tale minaccia, alla fine di febbraio 1941 Adolf Hitler decise di inviare truppe in Nord Africa per aiutare l'alleato Benito Mussolini, prevenendo una sua sconfitta certa con l'Operazione Sonnenblume.
Dal 14 febbraio nuove unità giunsero con continuità a Tripoli: l'11 marzo, giunse il primo consistente reparto corazzato, il 5º reggimento panzer, dotato di 150 carri armati, appartenente alla 5. Panzer-Division, rinominata successivamente, il 1º ottobre, 21ª divisione corazzata, comandata dal generale Johann von Ravenstein, e, entro la fine di maggio, venne sbarcata l'intera 15ª divisione corazzata, comandata dal generale Hans-Karl von Esebeck.
Il Generalleutnant tedesco Erwin Rommel prese il comando a marzo della 5. Divisione Leggera e della 15. Panzer-Division e, non appena sbarcate le prime truppe dal mercantile Alicante, le collocò in difesa di El-Agheila, dove si era arrestata l'avanzata degli inglesi. Furono queste le unità iniziali che costituirono l'Afrika Korps, inizialmente sotto comando italiano.
Al nucleo iniziale dell'Afrika Korps seguirono altre grandi unità, le più importanti delle quali furono: la Divisione z.b.V. (zur besonderen Verwendung, con compiti speciali) "Afrika", che venne creata come divisione di fanteria e divenne lentamente una divisione completamente motorizzata, e quindi rinominata come 90. leichte Afrika-Division. (90ª Divisione leggera) giunta in Africa settentrionale al completo in autunno al comando del generale Max Sümmermann, dopo che in un primo momento era giunto il 361º reggimento della 90. leichte Afrika-Division, la 13ª compagnia dell'800º reggimento "Brandenburg".
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Moreno Gandini "Gandi"
Lo Sd.Kfz. 251 era un veicolo militare da trasporto truppe semicingolato di costruzione tedesca impiegato su tutti i fronti dalla Wehrmacht durante il corso del secondo conflitto mondiale. Fu prodotto in quattro modelli, denominati Ausf. A, B, C e D, utilizzanti lo stesso telaio, ma con carrozzerie diverse, in base all'evoluzione delle esigenze emerse nel corso della guerra. Su questi veicoli base fu costruita una serie notevole di veicoli specializzati per i diversi compiti sul campo di battaglia. Il Sd.Kfz. 251 fu utilizzato principalmente come veicolo da combattimento della fanteria, in quanto dal vano del veicolo la fanteria era in grado di usare le armi di propria dotazione.
Il Sd.Kfz. 251, dato il suo particolare ruolo tattico, fu usato dalle divisioni Panzergrenadiere ("fanteria meccanizzata") e dalle unità di altre armi (principalmente genio e servizi) delle divisioni corazzate. Le unità di Panzergrenadiere operavano sia nell'ambito delle divisioni corazzate, sia in divisioni di fanteria meccanizzata (Panzergrenadieredivision).
I primi veicoli di questo tipo vennero assegnati all'inizio del 1939, alla 1. Panzer-Division, per essere successivamente distribuiti a tutti i reparti meccanizzati dell'esercito tedesco. Nonostante questo obiettivo fosse bene in mente ai pianificatori in realtà non fu mai raggiunto, a causa dei limiti della capacità produttiva tedesca. Nell'ambito delle unità a cui fu assegnato il Sd.Kfz. 251 operò su tutti i fronti in cui operarono le forze tedesche, sia sul fronte occidentale sia su quello orientale e su quello mediterraneo.
Lo Sd.Kfz. 251/17 Schützenpanzerwagen mit 2 cm FlaK 38: armato con cannone 2 cm FlaK 38 sebbene il cannone fosse destinato all'uso contraerei, il veicolo era utilizzato come appoggio alle unità da ricognizione, costruito nel 1944 e 1945 in un numero limitato di esemplari. Oltre a questo modello standardizzato esistevano diverse modifiche campali del SdKFz 251 che utilizzavano il cannone 2 cm FlaK 30, utilizzate anche dalla Luftwaffe, quindi impiegando il cannone nel suo ruolo naturale, cioè contraerei.
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Moreno Gandini "Gandi"
Con i numeri d'inventario Sd.Kfz. 221, 222 e 223 sono stati indicati degli autoblindo concepiti dalla Germania nel corso degli anni trenta per riarmare l'esercito tedesco. La serie è collettivamente nota come Leichte Panzerspähwagen, "veicoli corazzati leggeri da ricognizione" tradotto in lingua italiana, e conobbe un intensivo impiego durante la seconda guerra mondiale.
Il mezzo ottenuto era lungo 4,80 metri, alto solamente 1,70 metri e largo 1,95 metri per un peso di 4 tonnellate e una luce libera (distanza tra fondo e suolo) di circa 23 centimetri. Rispetto al telaio originale, il vano motore era stato spostato nel retro: vi trovava posto un Horch/Auto-Union 108 a 8 cilindri a V erogante 75 hp a 3.600 giri al minuto, dotato di un sistema di raffreddamento ad acqua e con una capacità di 3,5 litri; la trasmissione meccanica era collegata a un cambio non sincronizzato con 5 marce avanti e una retromarcia. Il serbatoio conteneva fino a 116 litri di benzina e su strada registrava un consumo di 1 litro ogni 11,36 chilometri percorsi su strada, consentendo un'autonomia di 320 chilometri e una velocità massima di 90 km/h.
Le sospensioni consistevano in quattro molle elicoidali, una per ciascuna delle ruote, gli pneumatici avevano una taglia di 210 x 450 mm; il passo misurava 279 centimetri mentre la carreggiata era di 160 centimetri. Il raggio di sterzata condotto con la trazione anteriore era pari a 14 metri circa, ma con l'inserimento della trazione integrale risultava essere di 7,9 metri. La pendenza padroneggiabile arrivava a 20°.
In quanto veicolo da ricognizione, le corazzature ottenute tramite laminatura e saldatura erano state ridotte all'indispensabile, variando tra i 5 e gli 8 mm: lo spessore massimo era riscontrabile sullo scafo anteriore (inclinazione a 36° rispetto ad un asse orizzontale) e laterale (35°), mentre quello minimo era presentato dal retro con piastre inclinate a 31° e 65°; le lamiere orizzontali del fondo non eccedevano i 5 mm così come quelle sul tetto, il quale era parzialmente scoperto. La torretta a pianta eptagonale era protetta su ogni lato da 8 mm con inclinazione costante a 35°, escluso il mantelletto quasi verticale (10°) e il tetto aperto. Essa conteneva una mitragliatrice MG 34 da 7,92 mm la cui scorta di munizioni contava 2.000 cartucce; inoltre veniva caricata a bordo anche una pistola mitragliatrice MP 38 o MP 40, con ulteriori 350 proiettili, per la difesa ravvicinata. L'equipaggio era composto soltanto da due uomini, dei quali il pilota sedeva nello scafo e usufruiva di alcuni visori ricavati rimuovendo parti di corazza; in seguito furono ottenuti con una colata in stampi. Il comandante occupava la torretta e oltre alla sua mansione e all'impiego della mitragliatrice, era responsabile dell'utilizzo di una radio FuG Spr Gerät Ausf. a con un raggio utile di 3 chilometri a veicolo fermo; l'antenna a stilo era disponibile nei due modelli da 1,4 o 2 metri.
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Moreno Gandini "Gandi"
Lo M4 Sherman è stato un carro armato medio statunitense, mezzo standard di questa categoria in servizio con l'United States Army a partire dal febbraio 1942. Fu costruito tenendo in considerazione le evoluzioni nella guerra corazzata, introdotte in Europa dalla Wehrmacht, e l'esigenza di disporre in tempi rapidi di grandi formazioni mobili. Armato con un pezzo da 75 mm via via aggiornato e un paio di mitragliatrici, operò con le forze armate statunitensi durante la seconda guerra mondiale e poi nella guerra di Corea, in genere con successo, pur dovendo lamentare la facilità a incendiarsi quando colpito, a causa della posizione delle munizioni nello scafo e la corazzatura relativamente modesta (entrambi i problemi relativi alle prime versioni). Nelle sue evoluzioni riuscì a diventare il carro con il miglior survival rate (possibilità che l'equipaggio si salvi se il carro viene colpito) della guerra. Il mito che prendesse fuoco facilmente è nato prevalentemente dai meccanici inglesi, che ne vedevano arrivare molti carbonizzati, ignorando che ai carristi veniva imposto di bruciare il mezzo se doveva essere abbandonato e che, qualora venivano colpite le riservette delle munizioni, queste non detonassero immediatamente, lasciando il tempo di fuggire agli occupanti. Durante e dopo il conflitto mondiale fu fornito in grandi quantità agli alleati di Washington e un assiduo operatore fu Israele, che mantenne il carro in servizio sino agli inizi degli anni settanta. Ancora nel 2006 lo Sherman era adoperato dall'Esercito cileno.
Dotato di una meccanica affidabile e di uno scafo versatile, lo Sherman fu il carro armato costruito nel maggior numero di esemplari nella seconda guerra mondiale assieme al T-34 sovietico (oltre 49 000 in diciannove versioni) e fu il capostipite di diversi altri blindati tra cacciacarri e semoventi, a loro volta forniti in migliaia di unità.
M4A3 e M4A3W (Sherman IV) Montava il motore Ford GAA di 8 cilindri a V a 60°, raffreddato a liquido e derivato da un motore aeronautico sperimentale a 12 cilindri di 18 l di cilindrata, che dava 500 hp a 2.600 giri/min., con coppia massima di circa 145 Kgm a 2.100 giri/minuto. Data la maggiore potenza ed affidabilità di questo motore nei confronti del Whirlwind fu la variante preferita, anche se costruito in quantità nettamente minori degli M4 ed M4A1 (4761 mezzi). La W indica che le munizioni erano wetted, cioè immagazzinate in griglie entro acqua, soluzione sviluppata per il rischio di incendi provocati dall'ignizione delle polveri delle munizioni del carro che ridusse gli incendi sugli Sherman dal 60-80% di quelli colpiti al 10-15%. Fu la versione standard adottata dall'U.S. Army e l'unica in servizio anche dopo la guerra. Esternamente era riconoscibile per le grandi griglie di raffreddamento sul cofano, per la piastra posteriore allungata verso il basso simile a quella dell'M4A2 e per il deflettore dei gas di scarico di forma squadrata. La produzione iniziò nel giugno 1942 e venne costruita da Ford Motor Company (da maggio 1942 a settembre 1943), da Detroit Tank Arsenal (da marzo 1944 a maggio 1945) e da Fisher Tank Arsenal (da febbraio 1944 a marzo 1945). Vennero realizzati 4.761 carri con cannone da 75 mm, 4.542 con cannone da 76 mm, denominati M4A3(76) W e 3.039 con obice da 105 mm denominati M4A3(105).
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Moreno Gandini "Gandi"
Lo Sd.Kfz. 254, numero d'inventario tedesco del Saurer RR-7, è stato un trattore d'artiglieria progettato in Austria nel corso degli anni trenta, successivamente adoperato dalla Germania nazista come centro radio mobile o veicolo d'osservazione durante la seconda guerra mondiale.
Lo sviluppo di un trattore d'artiglieria per l'Österreichisches Bundesheer (Esercito della Repubblica austriaca), ebbe inizio nel 1936 da parte della ditta Saurer AG, che gli assegnò l'identificativo "RK-7". I test furono completati con successo e nel 1937 le forze armate fecero un primo ordinativo di esemplari, la cui costruzione iniziò nel 1938.
Circa dodici veicoli furono terminati e consegnati prima dell'Anschluss, l'annessione dell'Austria da parte della Germania. L'occupazione de facto del paese non mise comunque fine alla produzione del trattore, poiché i tedeschi decisero di integrare i ranghi delle loro file motorizzate, ancora poco sviluppate, con il veicolo austriaco: nel complesso furono costruite altre 128 unità portando il totale a 140 esemplari, tutti indicati con la nuova designazione "Sd.Kfz. 254".
Inizialmente i tedeschi estrapolarono dal telaio dell'RK-7 un veicolo trasporto truppe leggero, armandolo inoltre con una MG 34 da 7,92 mm (2.010 cartucce); soltanto alla fine del 1940 il mezzo venne riprogettato per l'osservazione del fuoco d'artiglieria. La sovrastruttura divenne simile a quella dell'Sd.Kfz. 253, mezzo da osservazione leggero, con grandi portelli posteriori: a partire dal 1941 gli ex-trattori austriaci furono inviati alle unità di artiglieria corazzata sul fronte orientale e del Deutsches Afrikakorps, forniti di radio FuG 8 e di una vistosa antenna a traliccio.
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Moreno Gandini "Gandi"
l Magach (per esteso, Merkevet Giborey Chayil, "Carro degli eroi di guerra") è una versione potenziata dei carri armati statunitensi M48 Patton ed M60 Patton prodotta in Israele per IDF.
Le versioni Magach 1, 2, 3, 4 e 5 sono una versione migliorata degli M48, mentre le versioni Magach 6 e Magach 7 sono una versione migliorata degli M60. prodotta in Israele per IDF.
Gli israeliani avevano acquistato carri armati di seconda mano dalla Repubblica Federale Tedesca e più tardi dagli Stati Uniti nel corso degli anni sessanta e settanta. Nel corso della guerra dei sei giorni gli israeliani catturarono dozzine di carri armati giordani che vennero immessi in servizio in aggiunta ai 150 carri armati che l'esercito israeliano aveva già in servizio e che durante il conflitto erano nella loro configurazione originale americana.
Successivamente al 1967 vennero fatte molte modifiche per migliorare i carri al livello degli M48A3, sfociato nel progetto Magach 3. Le modifiche comprendevano la sostituzione del cannone originale da 90 mm con il cannone britannico L7 da 105 mm, un ribassamento del profilo della torretta e la sostituzione del motore a benzina con un motore diesel dalla potenza di 750 cavalli.
Durante la guerra del Kippur gli israeliani potevano contare su 540 carri tra M48A3 (armati di cannone da 105mm) ed M60A1, registrando pesanti perdite. Molti degli M-60 risultavano scarsamente protetti per le esigenze delle forze armate israeliane, specialmente se paragonati con i T-72 degli altri paesi. Dopo la guerra il primo passo fu quello di potenziare il cannone M68 da 105 mm sostituendolo con un L7 britannico ad alta pressione, che aumentò la potenza perforante totale. Il secondo passo fu quello di aumentare la corazzatura frontale e laterale, quasi triplicandola, affinché anche la bocca da fuoco da 115 mm del T-62 avesse difficoltà a perforarne i lati. Il terzo e ultimo passo fu una nuova torretta con nuovi sistemi di puntamento, derivati dal Merkava e da un nuovo design.
Con tutte queste migliorie i Magach potevano quindi affrontare i T-54/55 e i T-62 senza preoccupazioni e avere qualche chance in più nei confronti del T-72, anche se questo col suo cannone da 125 mm poteva perforarne i lati e il retro.
L'ultima versione, la 7C, è stata la più prodotta e utilizzata.
Il Magach non va confuso con il Sabra che è una versione migliorata del carro M60A1/A3, sviluppata per l'esportazione in Turchia. Il Sabra include miglioramenti simili al Magach 7, ma con la sostanziale differenza nell'armamento principale costituito da un cannone da 120 mm, lo stesso del Merkava 3.
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Moreno Gandini "Gandy"
Il Sd.Kfz. 251 era un veicolo militare da trasporto truppe semicingolato di costruzione tedesca impiegato su tutti i fronti dalla Wehrmacht durante il corso del secondo conflitto mondiale. Fu prodotto in quattro modelli, denominati Ausf. A, B, C e D, utilizzanti lo stesso telaio, ma con carrozzerie diverse, in base all'evoluzione delle esigenze emerse nel corso della guerra. Su questi veicoli base fu costruita una serie notevole di veicoli specializzati per i diversi compiti sul campo di battaglia. Il Sd.Kfz. 251 fu utilizzato principalmente come veicolo da combattimento della fanteria, in quanto dal vano del veicolo la fanteria era in grado di usare le armi di propria dotazione.
Fin dall'inizio degli studi sul riarmo, l'esercito tedesco studiò mezzi in grado di operare in congiunzione con i carri armati. In base a diverse considerazioni fu deciso di utilizzare veicoli semicingolati, che unissero la capacità fuori strada del cingolo con la facilità di guida dei veicoli ruotati. I primi veicoli semicingolati furono sviluppati come trattori di artiglieria, quindi privi di protezione, fra questi il veicolo Sd.Kfz. 11, un trattore medio da 3 t progettato dalla ditta Hanomag (Hannover) sviluppato nel 1938 ed entrato in servizio nel 1939. Mentre veniva sviluppato il trattore fu studiata anche una sovrastruttura blindata tale da permettere al veicolo di entrare in contatto con le fanterie nemiche, quindi con una protezione limitata al fuoco di armi leggere ed alle schegge di artiglieria.
Lo Sd.Kfz. 251/9 Schützenpanzerwagen (7,5 cm KwK 37 L/24) (Veicolo di appoggio della fanteria), era armato con il cannone 7,5 cm KwK 37 L/24, usato anche sui Panzer IV dalla versione A alla F1, fu costruito negli ultimi anni di guerra per l'appoggio della fanteria con armi pesanti.
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Moreno Gandini "Grandi"
Il Panzer IV, abbreviazione del nome completo Panzerkampfwagen IV, il cui numero di identificazione dell'esercito tedesco era Sd.Kfz. 161, è stato un carro armato medio della seconda guerra mondiale, prodotto per tutto il corso del conflitto in molte varianti per un totale oscillante tra gli 8 000-9 000 esemplari, rappresentando la spina dorsale delle forze corazzate della Wehrmacht nel corso della guerra.
Inizialmente era stato pensato come carro di appoggio alla fanteria da affiancare al Panzer III, che era invece stato concepito per l'ingaggio dei carri armati nemici. Successivamente, durante il corso della guerra venne aggiornato nell'armamento e nella protezione passiva (aumentando gli spessori della corazzatura) e assunse il ruolo di carro armato standard dell'esercito tedesco: il Panzer IV divenne, così, il carro armato più utilizzato nel maggior numero di esemplari della seconda guerra mondiale e il suo scafo fu usato come base per molti altri veicoli da combattimento, come i cacciacarri Nashorn, i carri-recupero e i semoventi antiaerei Flakpanzer IV Wirbelwind. Il Panzer IV fu usato in tutti i teatri operativi e il suo disegno fu aggiornato ripetutamente in funzione delle continue minacce provenienti dalle forze Alleate.
La successiva versione Ausf. B presentava diverse modifiche nello scafo, con una piastra frontale di protezione di 30 mm, inoltre erano stati modificati alcuni particolari secondari come il sistema di visione del guidatore ed i boccaporti dello scafo, ora incernierati solo anteriormente.
Era stata modificata anche la cupola del capocarro, in modo che potesse fornire una migliore protezione, e al posto della lamiera cilindrica venne adoperata una costruzione su cinque segmenti forgiati. Per quanto riguarda l'armamento era stata eliminata la MG 34 del marconista. La caratteristica più rilevante rispetto al modello precedente era la nuova trasmissione SSG76 a 6 marce. Gli Ausf. B furono costruiti in 42 esemplari fra maggio e ottobre 1938, mentre gli Ausf. C furono costruiti in 134 esemplari fra l'ottobre 1938 e l'agosto 1939.
L'unica modifica visibile sull'Ausf. C rispetto al modello precedente era l'aggiunta di un manicotto di protezione per la mitragliatrice coassiale all'arma principale. Tuttavia la modifica più radicale era la sostituzione del motore Maybach 108 TR con il Maybach HL120 TRM, che rimase il motore standard per tutti modelli successivi fino al 1945. Il nuovo motore, sempre un 12 cilindri disposti in una V a 60°, aveva una cilindrata di 11867 cm³ ed erogava una potenza di 300 hp (224 kW) a 3 000 giri al minuto.
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Moreno Gandini "Grandi"
L'automitralleuse de découverte Panhard et Levassor Type 178 era una moderna realizzazione francese entrata in produzione dall 1935, quando la ditta francese concretizzò le richieste dell'esercito francese per una nuova autoblindo che rimpiazzasse i vecchi modelli allora in servizio. Il progetto venne derivato da un mezzo chiamato TOE-M-32, pensato per l'impiego coloniale in Nord Africa e armato con un cannone corto da 37 mm. La macchina che ne derivò aveva un motore posteriore (a differenza del precedente) mentre manteneva la propulsione 4×4.
Tecnicamente, essa era un veicolo, come detto, a trazione integrale 4×4 e motore posteriore, con una grossa torretta biposto (quando i carri francesi erano dotati di torri monoposto) armata di cannone semiautomatico da 25 mm SA 35. Questo armamento era capace solo di fuoco a colpo singolo, ma nondimeno poteva perforare corazze di 40 mm a 400 m di distanza, molto in quanto esso aveva una elevata velocità iniziale e quindi una potenza controcarro di tutto rispetto. Non tutte le macchine erano così armate, alcune avevano solo 2 mitragliatrici leggere da 7,5 mm (una coassiale era sempre presente anche col cannone) mentre i veicoli comando erano dotati di apparecchiature radio ma privi di qualsiasi arma. Per il resto, la costruzione era solida, con una buona meccanica e una corazza imbullonata.
In servizio in grandi quantità nel 1940, le Panhard combatterono in unità di cavalleria dell'esercito francese, tra le più numerose del mondo. Esse non poterono arrestare, nonostante la mobilità di tali unità si avvicinasse a quella delle Panzerdivisionen tedesche, l'invasione del loro Paese. Alla fine di giugno nel 1940 ne restavano in linea almeno 190, ma nessuna venne ceduta all'Esercito italiano, che scarseggiava di autoblindo mentre ebbe un certo numero di carri ex-francesi di dubbia utilità. La massa di veicoli rimasti era infatti tenuta dai tedeschi, che ebbero modo di apprezzarne le qualità, chiamandole Panzerspähwagen P 204 (f) e usandole per pattugliamenti antipartigiani in URSS. Altre 45 ebbero invece un uso diverso, nascoste dai reparti francesi e utilizzate dalla resistenza. La mancanza di torretta rese necessario armarle con realizzazioni di fortuna, ma pur sempre con armi da 25 o 47mm.
La storia non era finita, perché nel 1944, dopo la liberazione le Panhard tornarono in produzione per le esigenze dell'esercito francese, prodotte dalla Renault dalle fabbriche di Parigi. La Panhard 178B venne armata di cannoni da 47 mm e rimasero in servizio con la cavalleria francese nel dopoguerra, con altri impieghi in azioni durante le tragiche guerre d'Indocina e di Algeria, fino a che essa venne tolta dal servizio nel 1960. Infatti era arrivata una nuova blindo, con un cannone da 90 mm controcarro che l'adeguava alle corazze dei carri nemici, e scafo saldato, ma per il resto assai simile alla 178, si trattava della Panhard AML.
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Moreno Gandini "Gandi"
Veicolo catturato dalle truppe tedesche dell'Africa Korps alle L.R.D.G. Le pattuglie dell'LRDG erano composte da militari neozelandesi, rhodesiani e britannici, appositamente selezionati per la loro attitudine alle attività in ambienti difficili; in seguito vennero formate anche pattuglie con soldati indiani.
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Moreno Gandini "Gandi"
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Il T-34/85 rappresenta l'ultima e definitiva evoluzione del carro da combattimento medio dell'esercito sovietico. Sviluppato tra il 1943 e il 1944 partendo dal T-34 standard del periodo armato con cannone da 76,2 mm, il T-34/85 aveva il medesimo scafo dei precedenti modelli di T-34 ma si distingueva dai suoi predecessori per via della corazza frontale più spessa (dal 1944 sarà di 90mm, nei primi veicoli riprendeva quella da 45mm) e della torretta molto più ampia, che a differenza delle versioni precedenti aveva una corazza molto più spessa e poteva ospitare al suo interno tre membri dell'equipaggio (capocarro, puntatore, servente del cannone) e dell'armamento principale, costituito da un cannone a canna lunga da 85 mm.
Il T-34/85 si comportò bene in combattimento: la superiorità persa dal precedente T-34/76 venne recuperata totalmente dalla nuova versione. Già dai primi veicoli con corazza ancora da 45 mm gli equipaggi si resero conto che qualcosa stava cambiando. Grazie al cannone derivato dall'85 mm antiaereo i veicoli sovietici erano nuovamente in grado di impegnare i Panzer IV delle ultime versioni da "distanza di sicurezza", non più quindi ai 400-600 m a cui era necessario avvicinarsi per ingaggiare i migliori carri tedeschi. Tuttavia il Panzer VI Tiger e il Panzer V Panther , pur essendo vulnerabili al pezzo da 85 mm, disponevano di un armamento ben più efficace, capace di distruggere i T-34/85 prima che questi divenissero un pericolo. Così venne richiesta una nuova versione del carro, con corazza aumentata a 75 mm, ma l'insuccesso del IS-1 (del quale si era sottovalutata la corazza realmente necessaria) portò i tecnici sovietici ad aumentare lo spessore di questa a 90 mm. Il prototipo di questo nuovo veicolo era basato sullo scafo del T-43. È importante dire che la corazza maggiore era facilmente riconoscibile poiché posta verso l'esterno, e proprio a causa dell'evidente differenza dal T-34 standard, il T-43 era divenuto il bersaglio primario per i pesanti cannoni controcarro da 88 mm Pak e KwK 43, con canna lunga 71 calibri e capaci di perforare piastre di tale spessore a 2000 m. Quindi il vantaggio tattico di disporre di una corazza sufficiente a proteggersi in maniera più efficace dai cannoni da 75 mm KwK 42, e 88 mm KwK 36 (con canna da 56 calibri, più corto e quindi meno potente del KwK 43) era sminuito dall'essere puntati da distanze maggiori da armi più potenti (nel 1944 i serventi dei cannoni controcarro e dei semoventi Jagdpanzer VI Jagdtiger e Jagdpanzer V Jagdpanther avevano priorità di ingaggiare i carri armati KV-1 e, appunto, T-43). Quindi lo scafo venne riprogettato, aumentando lo spessore verso l'interno (a scapito di una sensibile diminuzione dello spazio a disposizione dell'equipaggio) per raggiungere i 90 mm necessari. Anche il cambio e il sistema propulsivo vennero modificati, per potenziarli in rapporto al maggior peso e per permetterne un utilizzo più agevole. Questa fu la versione più diffusa del nuovo MBT sovietico, che, portata in linea a partire dal febbraio 1944, risultò più adeguata contro i migliori veicoli della Wehrmacht. Veloce, ben protetta e sufficientemente armata, la versione del 1944 fu il decisivo punto di svolta per le forze corazzate sovietiche, con una drastica diminuzione delle perdite di equipaggi e veicoli.
Il T-34/85 venne prodotto dalla fine del 1943, principalmente dalla Uralvagonzavod di Nižnij Tagil, da cui uscirono oltre il 78% di tutti i carri di questo modello; gli altri due centri di produzione furono la Omsktransmaš di Omsk e la Кrasnoe Sormovo N. 112 a Gor'ki .
Nonostante sia ormai obsoleto se ne registra ancora l'impiego, principalmente da parte di eserciti non governativi, in alcuni conflitti regionali (per esempio da parte di guerriglieri filorussi nel Donbass, o da alcune milizie nello Yemen).
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L'M113 è un veicolo trasporto truppe (VTT) completamente cingolato progettato negli anni cinquanta, con in mente la possibilità di ospitare una squadra di fanteria completamente equipaggiata e di fornire alle truppe l'appoggio di fuoco ravvicinato. L'M113 doveva avere capacità di movimento anfibio senza preparazione e la capacità di protezione dei soldati trasportati dal fuoco di armi leggere.
La funzione tattica del veicolo era di trasportare i soldati fino al campo di battaglia e, una volta sul campo di battaglia, di sostenerli con il fuoco delle armi in dotazione al veicolo. Non era previsto (e quindi non era possibile) il combattimento delle truppe trasportate da bordo del veicolo. Solo veicoli di progettazione successiva (veicoli da combattimento della fanteria) permisero ai fanti di essere portati entro il campo di battaglia e di combattere direttamente dall'interno del veicolo. Sullo scafo dell'M113 fu realizzato un gran numero di veicoli specializzati, con funzioni particolari sul campo di battaglia.
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Il Panzer II, abbreviazione del nome completo Panzerkampfwagen II, il cui numero di identificazione dell'esercito era Sd.Kfz. 121, fu un carro armato tedesco progettato nei primi anni trenta come rimpiazzo del blindato leggero Panzer I.
Nonostante il progetto dovesse solo fungere da anticamera per i più avanzati Panzer III e Panzer IV, il Panzer II costituì il nerbo delle divisioni corazzate tedesche durante le campagne di Polonia e di Francia, venendo utilizzato anche durante l'invasione dell'URSS nel 1941, dimostrando però parametri superati: ritirato quasi completamente dalla prima linea tra il 1942 e il 1943, fu relegato a compiti di addestramento, mantenimento dell'ordine pubblico e lotta antipartigiana; il versatile scafo fu invece riutilizzato per diversi progetti di semoventi e cacciacarri.
In totale furono fabbricati 1.906 esemplari del Panzer II di tutte le versioni, comprese quelle sperimentali; una fonte afferma invece che il totale assomma a 2.040 mentre un'altra parla di 1.931 esemplari completati numero che si avvicina alle 1.924 unità indicate da una quarta fonte. Le ditte preposte alla fabbricazione del Panzer II compresero la FAMO, la MIAG, la Wegmann, la Henschel & Sohn, la Alkett (azienda collaterale della Rheinmetall), la Daimler-Benz e la MAN, che produssero il carro in contemporanea o in differenti periodi.Il Panzer II entrò in servizio nella primavera del 1936, in quanto Hitler aveva ordinato di procedere alla rapida espansione delle forze corazzate tedesche che, essendo ancora embrionali, ricevettero carri armati sia di preserie, sia di versioni completate; in particolare, i Panzer II furono assegnati a livello di compagnia e plotone, ma ben presto si diffusero ai Panzer-Battalionen a causa dell'iniziale scarsità di mezzi pesanti. Utilizzati come carri da battaglia in Polonia e Francia, furono assegnati a compiti di ricognizione a seguito della riorganizzazione delle Panzer-Divisionen avvenuta tra il 1940 e il 1941, ma continuarono ad apparire sporadicamente in combattimenti contro altri corazzati in Unione Sovietica; durante il 1942 cominciarono a essere ritirati dalla prima linea e ultimi due anni di guerra ne videro ben pochi negli organici dell'esercito.
FV 107 Scimitar è un veicolo da ricognizione blindato (talvolta classificato come un carro leggero) utilizzato dall'esercito britannico ed è stato fabbricato da Alvis a Coventry. E 'molto simile al FV101 Scorpion, ma monta un cannone da 30 mm L21 RARDEN ad alta velocità di tiro anziché un cannone da 76 mm.
Fu inserito nella Royal Armoured Corps nei reggimenti corazzati con il ruolo di veicolo da ricognizione. Ogni reggimento aveva in origine una dotazione di otto scimitarre FV 107 Scimitar, entrando in servizio per la prima volta nel 1971.
Inizialmente il motore era un Jaguar J60 4.2-litre a 6 cilindri a benzina, lo stesso motore impiegato da molte macchine Jaguar. Quresto motore fu poi sostituito da un più economico motore diesel Cummins BTA 5.9.
La vita operativa del Scimitar nel 2009 fu oggetto di una upgrade, grazie a un programma di ammodernamento del veicolo chiamato “Future Rapid Effect System”, modifiche comprendevano i sistemi digitali interni, cambio, fusoliera ecc., portando la vita operativa del veicolo ben oltre il 2017.
Questi veicoli furono comunque impiegati in azioni di combattimento nel teatro operativo in Iraq durante il “Desert Storm” e negli anni successivi sempre in questo teatro mediorientale.
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Gandini Moreno "Gandy"
Il carro leggero VK 16.02 Leopard fu progettato come veicolo da ricognizione a partire dal 1941 al gennaio 1943. Fu prevista una produzione di serie a partire dall'aprile 1943, ma il progetto fu abbandonato nel gennaio dello stesso anno, prima che il primo prototipo fosse completato. La ragione di questa cancellazione fu dettata dal cambiamento delle esigenze operative previste per il 1944.
In questo progetto viene ripresa una ipotetica trasformazione del carro in veicolo antiaereo, con l'istallazione di una Flak quadrinata al posto del cannone. Il carro VK 16.02 è stato ricavato dal kit della HobbyBoss, mentre la Flak proviene da una scatola Tamiya, il tutto assemblato per un ipotetico impiego in qualità di contraerea a difesa delle colonne corazzate.
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Moreno Gandini "Gandy"
La Company D, 16th Armor, 173rd Airborne Brigade dell'U.S. Army ad essere impiegata in Vietnam. In origine consisteva di tre plotoni di M113 e di un plotone self-propelled anti-tank systems (SPATS). Era l'unica unità armata indipendente nella storia dell'esercito americano.
All'arrivo della compagnia in Vietnam, gli fu aggiunta una quarta unità; Questo era dotato di M106 4.2 iper l'impiego dei mortai (M113 modificati). Il plotone con i mortai fu spesso impiegato con le unità di fanteria per fornire un supporto di fuoco di copertura. Il Platoon SPATS è stato poi riequipagggiato con M113 alla fine del 1966, mentre il plotone con i mortai fu disattivato all'inizio del 1967. Dall'inizio del 1967, la D / 16 aveva tre linee plotoni dotati di M113 nella sua versione diesel, la M113A1. Alla fine del 1968 tutt i carri furono standardizzati con tre mitragliere calibro M2 .50 e due mitragliatrici M60 montate su ogni lato. Da dire che con il tempo la composizine delle mitragliatrici variò notevolmente da APC ad APC.
Venticinque paracadutisti della D / 16 ° sono stati uccisi in azione e molti altri furono feriti durante il corso della guerra. La battaglia più importante della Divisione XVI si è svolta il 4 marzo 1968 a North Tuy Hoa. "Durante la giornata, la compagnia ha perso 5 uomini, 16 feriti e 3 scomparsi (sono stati dicgiarati morti), il nemico ha subito perdite maggiori: circa 2 battaglioni nemici, l'85 ° Main Force (VC) e il 95 ° Reggimento NVA, sono stati annientati con 297 morti nelle loro file.
Lo 800 Naval Air Squadron è stata una unità operativa della Fleet Air Arm, l'aviazione navale della Royal Navy. L'unità è stata formata il 3 aprile 1933 dalla fusione dei flight (sezione, parte di una squadriglia) No. 402 e No. 404 (Fleet Fighter).
Equipaggiato con gli Hawker Sea Hurricane Mk.Ic, nell’agosto del 1942 fu impiegato nell’operazione “Pedestal”, operazione intrapresa dalla Royal Navy, per portare aiuto alla piazzaforte di Malta, posta sotto assedio dalle forze dell’Asse. Il reparto in quel periodo operava nel settore del Mediterraneo a bordo della portaerei “HMS Indomitable”.
In seguito, con questi aerei, prenderà parte all’operazione “Torch”, lo sbarco alleato in Africa settentrionale nel novembre del 1942.
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Moreno Gandini "Gandi"
Il Panzer V Panther (abbreviazione di Panzerkampfwagen V Panther, numero di identificazione dell'esercito Sd.Kfz. 171) fu un carro armato medio tedesco prodotto durante la seconda guerra mondiale che prestò servizio dalla metà del 1943 fino alla fine del conflitto in Europa nel 1945. Fu progettato come opponente del T-34 sovietico e per rimpiazzare i Panzer IV e Panzer III.
Risolti i problemi iniziali di messa a punto, la sua eccellente combinazione di potenza di fuoco e protezione lo fa considerare dagli storici come uno dei migliori carri armati tedeschi della guerra.
La versione creata per l'occasione, fu prodotta in pochissimi esemplari e sembra abbiano operato solo per pochi giorni, se non addirittura non riuscirono mai ad entrare in combattimento.
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Gandini Moreno
Lo Sturmgeschütz III, denominazione spesso abbreviata in StuG III, è stato un cannone d'assalto in dotazione all'esercito tedesco durante la seconda guerra mondiale, ricavato dallo scafo del carro armato medio Panzer III. L'installazione dell'armamento principale in casamatta anziché in una torretta girevole, benché rendesse il sistema d'arma meno efficace di un carro armato, rendeva il veicolo di più facile produzione e più economico.
L'idea del cannone d'assalto venne concepita dal colonnello (poi generale) von Manstein nel 1935 come modo di fornire appoggio di artiglieria ravvicinato alle unità di fanteria per l'eliminazione di ostacoli non protetti (per esempio: nidi di mitragliatrici, fortini, armi controcarro, ecc.), quindi originariamente gli Sturmgeschütz non erano destinati a impegnare i carri armati. Nel corso della guerra l'impiego tattico degli Sturmgeschütz venne modificato, e a partire dal 1942, oltre all'appoggio delle fanteria furono impiegati come cacciacarri, lasciando il compito esclusivamente di appoggio alla fanteria agli Sturmhaubitze 42 (obice d'assalto). Negli ultimi mesi della guerra, contrariamente al parere del generale Guderian, furono utilizzati tatticamente addirittura come carri armati.
Gli Stug 40 erano scarsamente protetti, soprattutto lateralmente, quindi si decise di sostituire lo scafo base con quello del PzKpfw III Ausf. L, e, in occasione della riprogettazione totale che ne conseguì, il cannone fu sostituito con il 7,5 cm StuK 40 L/48, cioè lo stesso cannone montato sui PzKpfw IV Ausf. H e J. Con questo armamento lo StuG III fece un ulteriore passo avanti nel suo impiego tattico, diventando praticamente un cacciacarri invece di un semovente d'appoggio della fanteria. Il nuovo modello, indicato come StuG 40 Ausf. F/8, aveva anche un nuovo motore, il Maybach HL 120TRM Ausf. A. L'altezza, pur restando estremamente contenuta, tuttavia passò a 2150 mm. La modifica dell'impegno tattico impose anche l'aggiunta di un armamento secondario (non necessario finché il veicolo doveva operare a stretto contatto della fanteria), quindi al veicolo fu assegnata in dotazione una MG 34, che, tuttavia, richiedeva per l'impiego che uno dei membri dell'equipaggio si sporgesse dal portellone superiore per poter sparare.
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Moreno Gandini
Il T-80 era un carro del peso di 40 tonnellate circa, dotato di cannone 2A46M da 125 mm, che, tuttavia, almeno nei primissimi esemplari non adottava ancora la camicia termica. Il cannone era alimentato da un caricatore automatico a funzionamento pneumatico, rivelatosi molto affidabile, con 28 colpi del tipo proietto/carica separata di pronto impiego e altri 12 stipati all'interno della torre e dello scafo. L'armamento secondario era costituito da una mitragliatrice coassiale da 7,62 mm e una pesante, montata sulla cupola del capocarro, da 12,7 mm. Quest'ultima arma può essere azionata anche dall'interno del carro e ha un settore di tiro di 75º a destra e sinistra (i 360° sono raggiungibili ruotando tutta la torretta o azionandola dall'esterno). La corazzatura era stratificata, e intervallava strati di acciaio a strati di materiali compositi e, probabilmente, ceramiche.
La composizione era simile a quella del T-64 ma quest'ultimo, essendo già stato aggiornato un paio di volte e dotato anche di corazza reattiva, risultava più protetto. La necessità di stipare munizioni in spazi ristretti rendeva prono anche il T-80, in caso la corazzatura fosse stata perforata, a esplodere in maniera catastrofica. In caso di missioni non lunghissime o a bassa intensità, spesso gli equipaggi hanno preferito mantenere solo le 28 munizioni nel carosello del caricatore automatico, che, nonostante sia proprio sotto la torretta, è anche nella posizione più protetta. Anche dal punto di vista dell'armamento la prima serie del T-80 risultava inferiore al T-64. Il cannone era lo stesso, tuttavia il sistema di puntamento e tiro non permetteva ancora di sparare missili anticarro. Le prestazioni erano comunque migliori rispetto al T-72.
Gli automatismi per il controllo del tiro adottati ricavavano molti più dati in maniera automatica dai sensori del carro (dotato fin dalla fase progettuale di telemetro laser) rispetto a quelli del più diffuso veicolo della Ural. I dati che il cannoniere doveva inserire a mano si limitavano alla pressione atmosferica, alla temperatura, all'usura della canna e poco altro. La sistemazione generale del carro armato era convenzionale, con il pilota seduto anteriormente in posizione centrale, sotto un portello rotante e dotato di tre iposcopi (col centrale dotabile di visore notturno), e capocarro e cannoniere in torretta, il primo seduto a destra del cannone e il secondo a sinistra (guardando il carro da dietro). Le postazioni dell'equipaggio erano abbastanza sacrificate, come su tutti i carri sovietici e russi di simile configurazione, per consentire una sagoma estremamente bassa (2,20 m contro i 2,90 m di un Leopard 2). In questa versione non era prevista aria condizionata, ma il mezzo era comunque dotato di protezioni NBC (armi Nucleari, Batteriologiche, Chimiche) e schermo antiradiazioni, sotto forma di pannelli di resina impregnata di piombo. Il carro fu dotato di un sistema antincendio ad halon, già sperimentato sul T-62 in grado di rilevare e estinguere un principio di incendio in pochi decimi di secondo.
L'apparato motore era costituito da una turbina da 1000 CV con un'autonomia massima di 335 km e una vita media di circa 500 ore. Lo scarico non era situato sul lato come negli altri carri russi, ma posteriormente, protetto da una serie di griglie. La collocazione del motore era posteriore. La trasmissione è manuale e il mezzo si guidava tramite le due classiche leve di comando poste ai lati del pilota. Il treno di rotolamento era costituito da sei ruote di piccolo diametro con anello in gomma, collegate a sospensioni a barra di torsione, ruota motrice posteriore e ruota di rinvio anteriore. I cingoli sono costituiti da elementi interamente in metallo. I lati del treno di rotolamento sono protetti da gonne costituite da elementi di acciaio annegati in una matrice di tessuto gommoso, che, visto dall'esterno, si presenta come gomma scura. Sono state adottate due piccole gonne in gomma/acciaio anche anteriormente: vengono montate sotto la piastra frontale per provocare l'esplosione anticipata di alcuni tipi di mine anticarro, col compito secondario di limitare la polvere sollevata durante la retromarcia.
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Moreno G.
Sulle basi del 100th Fighter Squadron, una unità formata appositamente per la formazione di piloti afro-americani, venne formato il primo gruppo afro-americano dell’USAAF : il 332nd Fighter Group.
Venne formato sulla Tuskegee Army Air Field, in Alabama il 4 luglio 1942 ed attivata il 13 ottobre successivo. Inizialmente i piloti furono addestrati sui Bell P-39 Aircobra e ricevendo successivamente i Curtiss P-40 Warhawk.
Dopo numerose difficoltà, il gruppo ricevette il permesso di partecipare al conflitto, trasferendosi nel settore del Mediterraneo nell’aprile del 1943, entrando a far parte della 12^ Air Force statunitense. Qui inizialmente i piloti iniziarono a volare sui P-39 Aircobra e P-40 Warhawk fino al marzo del 1944, dopo di che iniziarono a passsare sui Republic P-47 Thunderbolt e tra il giugno e luglio del 1944 iniziarono la transizione sui North American P-51 Mustang.
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Moreno G.
Lo Jagdpanzer IV, ( numero d'identificazione Sd.Kfz. 162), era stato ricavato dal carro armato medio Panzer IV per dotare i reparti anticarro delle divisioni corazzate e di fanteria meccanizzata di un'arma mobile e valida contro le forze blindate sempre più numerose e potenti degli Alleati e dell'Armata Rossa sovietica. Armato con un cannone da 75 mm e fornito di una corazzatura frontale spessa 80 mm, lo Jagdpanzer IV venne prodotto in circa 1.500 di esemplari, che combatterono principalmente sul fronte orientale rivelandosi eccellenti macchine.
Fu distribuito in due versioni, una armata con il cannone anticarro PaK 40 lungo 48 calibri (L/48) e una equipaggiata con il potente KwK 42 da 75 mm L/70, che rappresentò il modello più diffuso. Dopo la fine del conflitto un piccolo gruppo di veicoli fu acquistato dalla Siria.
Lo Jagdpanzer IV con il cannone PaK 39 fu distribuito ai reparti di prima linea dal marzo 1944, mentre lo Jagdpanzer IV armato del KwK 42 iniziò a essere inviato alle unità combattenti da agosto. I mezzi furono tutti suddivisi tra i Panzerjäger-Abteilung in forza alle divisioni corazzate e di fanteria meccanizzata. Il battesimo del fuoco avvenne con la Fallschirm-Panzer-Division 1 "Hermann Göring" sul fronte italiano e poi con la 4. e 5.Panzer-Division, che combattevano sul fronte orientale.
Nel giugno 1944 i veicoli in servizio sul fronte occidentale ammontavano a sessantadue, distribuiti tra la 9. Panzer-Division, la 12. SS-Panzerdivision "Hitlerjugend" e la Panzer-Lehr-Division; in agosto entrarono in linea anche gli Jagdpanzer armati del cannone KwK 42 da 75 mm, dei quali ne erano disponibili 137 durante l'Offensiva delle Ardenne. Da settembre le perdite subite dai reparti cacciacarri furono ripianate con i veicoli prodotti dalla ditta Alkett, che nella grande maggioranza furono destinati al fronte orientale. Al 10 aprile 1945 l'esercito tedesco contava in servizio 285 Jagdpanzer IV con cannone L/70, dei quali 274 sul fronte orientale, otto in Italia e tre sul fronte occidentale: in quest'anno i cacciacarri cominciarono inoltre a sostituirsi ai carri armati, la cui produzione era scaduta a livelli minimi lasciando insoddisfatte le pressanti richieste da parte dell'esercito. Tuttavia gli stessi Jagdpanzer IV erano disponibili in quantità insufficiente.
Lo Jagdpanzer si rivelò essere un cacciacarri efficace, sebbene nel corso della messa a punto e dell'impiego iniziale avesse presentato qualche problema: in particolare il cannone lungo quasi 3 metri poteva piantarsi in rilievi anche modesti a causa della contenuta altezza del semovente, riempiendosi così di terra. Questo inconveniente risultava aggravato dalle oscillazioni della canna, fino a quando non fu montato un ritegno al quale vincolarla durante la marcia. Inoltre la serie armata del cannone L/70 accusò un certo sbilanciamento in avanti rendendo più difficoltosa la guida. Si trattava però di manchevolezze tutto sommato minori, che non ne pregiudicarono l'efficacia.
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Moreno G.
Il T-80 è un MBT (Main Battle Tank) sviluppato in Unione Sovietica tra la fine degli anni settanta e gli inizi degli anni ottanta, affiancamento e poi successore del T-64 in qualità di MBT di prima linea. È armato con un cannone a canna liscia e pesantemente corazzato. Il suo sviluppo prosegue in Ucraina col T-84 e modelli successivi, principalmente finalizzati all'esportazione. Attualmente è utilizzato in varie versioni da Russia, Ucraina, Pakistan, Corea del sud e Cipro.
Tra la fine degli anni settanta e l'inizio degli anni ottanta fu chiaro agli analisti militari sovietici che la superiorità tecnologica in fatto di carri armati che si era venuta a costituire sull'occidente negli anni sessanta, dovuta in primo luogo alla guerra del Vietnam, che aveva fatto perdere agli Stati Uniti un ciclo di ammodernamento degli armamenti, era venuta a mancare. La Germania aveva sviluppato il Leopard 2, Israele aveva messo a frutto la lezione appresa sul Golan contro i Siriani sviluppando il Merkava, gli Stati Uniti stavano mettendo in linea l'M1 Abrams e il Regno Unito il Challenger 1.
Ognuno di questi mezzi poteva essere considerato pari o superiore ai veicoli sovietici, per uno o tutti gli aspetti fondamentali in un carro armato (potenza di fuoco, protezione, mobilità, precisione di tiro, capacità di individuare per primi l'avversario). Venne deciso quindi di procedere con un programma di sostanziale riprogettazione dell'MBT di punta dell'esercito, che all'epoca era il T-80. Il nuovo mezzo fu sviluppato dal bureau Karkov – Morozov all'inizio degli anni ottanta con la designazione di “object 478” e costruito nello stabilimento di Stato Malyshev a partire dal 1985. Il nuovo mezzo, denominato T-80U venne messo in linea abbastanza velocemente e, insieme alla sua versione con motore diesel T-80UD, è in servizio a tutt'oggi.
Due carri armati russi, un T-80UD e un T-62, con colorazione speciale realizzata in occasione del della commemorazione della vittoria sulla Germania nazista nella seconda guerra mondiale
A seguito della dissoluzione dell'URSS T-80U e T-80UD si trovarono in servizio anche negli eserciti di alcune repubbliche ex-sovietiche. Molte di esse, prive delle risorse economiche sufficienti a mantenere in linea un MBT moderno, hanno ceduto i loro mezzi alla Russia o a Paesi terzi. A oggi, i principali utilizzatori del carro sono Russia, Ucraina e Pakistan. Una certa quantità di mezzi è stata esportata anche in Corea del sud e Cipro.
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Moreno G.
Il T-72, può essere considerato come un'ulteriore evoluzione dei precedenti T-54/55 e T-62, dei quali mantiene il profilo basso e una torretta arrotondata. Proprio per limitare l'altezza del mezzo e in questo modo renderlo meno vulnerabile, le sue dimensioni sono compatte e l'equipaggio è stato ridotto a soli tre uomini, dato che l'addetto alla ricarica del cannone è stato sostituito da un caricatore automatico, che riesce a caricare un nuovo proiettile in un tempo che varia dai 6,5 ai 15 secondi e richiede che la canna del cannone sia alzata di tre gradi sull'orizzontale per permettere la ricarica.
La compattezza del mezzo ha però, secondo alcuni analisti occidentali, anche i suoi svantaggi: lo spazio dedicato all'equipaggio infatti è ridotto e l'ergonomia dell'abitacolo è carente, favorendo l'affaticamento degli uomini. Altro aspetto fondamentale, le dimensioni ridotte portano ad avere una minima distanza tra carristi e stiva delle munizioni (40-45 colpi, 22 dei quali nel meccanismo che alimenta il caricatore e il restante in torretta): un singolo colpo subito può facilmente far esplodere il munizionamento e uccidere l'equipaggio (sono noti numerosi episodi accaduti durante la Guerra del Golfo del 1991 nei quali la torretta dei T-72 colpiti letteralmente saltava in aria staccandosi dallo scafo e uccidendo gli uomini dell'equipaggio).
Il T-72 gode di una maggiore mobilità del T-62, grazie a ruote di grandi dimensioni e al motore V12 diesel V-46-6 da 780 CV con cambio a sette rapporti; nelle versioni migliorate del carro (dal T-72B in poi) è stato sostituito da un più potente V-84-1 da 840 CV che può essere alimentato da diversi tipi di carburante (gasolio, benzina, cherosene); il motore è collegato a un generatore di fumogeni che servono a "mascherare" il carro sul campo di battaglia. Le sospensioni sono del tipo a barra di torsione. Il guado di corsi d'acqua profondi fino a circa 5 metri è possibile grazie a uno snorkel che normalmente viene trasportato fissato al retro della torretta. Senza lo snorkel il T-72 può guadare fino a 1,2 metri d'acqua.
L'autonomia del veicolo può essere aumentata con l'aggiunta di barili agganciabili alla parte posteriore. Come tutti gli MBT moderni, il T-72 è dotato di apparati di protezione NBC.
Il T 72 opera con le seguenti Nazioni :
Unione Sovietica (ora paesi dell'ex Urss), Albania, Algeria, Angola, Bulgaria, Cuba, Cecoslovacchia (ora Repubblica Ceca e Repubblica Slovacca), Finlandia, Repubblica Democratica Tedesca, India, Iran, Iraq, Paesi dell'ex Jugoslavia (variante M-84), Libia, Malesia. Marocco (136 T-72B e 12 T-72BK), Polonia, Romania, Siria e Ungheria.
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Moreno G.
Il T-90 è un carro da combattimento di terza generazione in servizio dal 1995 nelle forze armate russe e in alcuni altri paesi, come una versione aggiornata del T-72. Inizialmente chiamato T-72BU (Objekt 188), ne è stata cambiata la denominazione per non far condizionare il mercato dell'export dalle performance negative dei T-72 avute in Kuwait e Iraq.
Il T-90 è nato con un motore da 840 CV. Il T-90 ha la corazza reattiva Kontakt-5 sulla parte frontale dello scafo, della torretta e, opzionalmente, anche sulla parte iniziale delle gonne.
Dalla metà del 1996 circa 107 T-90 hanno raggiunto il Distretto Militare dell'Estremo Oriente.
Nel 1999 ha fatto la prima apparizione un nuovo modello di T-90, la versione A, con una nuova torretta saldata. Questo modello è chiamato "Vladimir" in onore del Capo Progettista Vladimir Potkin, morto nel 1999. Non si sa se con questa versione la corazza dello scafo e torretta sia cambiata.
Nel 2006 c'erano 272 carri T-90 in servizio con l'Esercito russo, inquadrati nella 5ª Divisione Carri della Guardia del Distretto Militare della Siberia e sette T-90 nella Fanteria di Marina. Il 15 maggio 2006 il Delegato della Difesa Ministro Alexander Belousov ha annunciato la produzione di altri trenta carri T-90 per l'Esercito russo per il 2007. Nel corso del 2008 60 nuovi T-90 sono stati distribuiti all'Esercito russo.
Operatori
Russia: 431 T-90 e T-90A nel 2007. Entro il 2015 la Russia pensa di averne 1.200 in servizio.
Algeria: 180 T-90SA ordinati dalla Russia nel 2006.
India: più di 500 carri, in futuro da portare a 1.657.
Corea del Nord: un T-90SA comprato nell'agosto del 2001.
Arabia Saudita: potrebbe comprare 150 T-90 dalla Russia.
Venezuela: c'è la possibilità dell’acquisto di un certo numero di T-90, tra i 50 e i 100, da costruire in Russia per sostituire gli ormai obsoleti AMX-30 di produzione francese.
Buon Modellismo a Tutti
Moreno
Il modello è un Dragon T72 w/era leggermente modificato da me per adattarlo alla versione Siriana, il più delle modifiche sono state auto costruite tutti i supporti delle corazzature “era” della torretta .
Altra modifica è stata apportata al cannone, volevo farlo apparire vissuto ammaccato e senza parte della copertura termica, come si vede in molte foto di carri siriani che si reperiscono sul web.
Per ottenere tale scopo ho adattato un cannone di un T 62 modificandolo e aggiungendo dei pezzetti di lamina sottile per simulare la copertura termica staccata. Per il resto è tutto da scatola compresi i cingoli.
COLORAZIONE
Per unificare i vari materiali al carro ho dato una mano di primer,seguito da un colore base verde russo, sul quale una volta asciutto ho steso in diverse mani un sand della vallejo . Ogni passata successiva il colore veniva schiarito con del crema e bianco, fino alle luci finali che erano quasi in bianco puro molto diluito dato a bassissima pressione, togliendo il puntale del aerografo.
A colore asciutto con diverse tonalità di sabbia sia acrilici che ad olio, ho passato (con colore molto diluito diverse) piastre protettive senza seguire una logica ….. poi a caso anche qualche pannellatura del carro giusto per dare un diversità cromatica.
Sono seguiti lavaggi con terra d”ombra bruciata e terra di cassel ad olio non prima di aver protetto i colori sottostanti con una bella spruzzata di trasparente semilucido.
Usura e impolverata, sono stati affidati ai soliti pigmenti che ormai sono diventati materiale indispensabile per ricreare alcuni effetti realistici.
Buon Modellismo a Tutti.
(Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.)
Lo Sherman Firefly ("lucciola") fu una variante britannica del noto carro medio americano M4 Sherman, equipaggiata dal potente cannone da 17 libbre al posto del cannone da 75mm standard. Inizialmente concepito come ripiego in attesa che entrassero in servizio i carri inglesi di ultimo modello, divenne il carro armato con il cannone da 17 libbre più comune durante la seconda guerra mondiale.
Il modello praticamente si monta da solo in due giorni circa lo avevo montato cingoli compresi……
Oltre al kit della Dragon, ho aggiunto un set per il Firefly della Black Dog ed il cannone della Aber…..
Montato il tutto, comincia il bello la rete mimetica Hessian per intendersi quel centinaio di striscioline sul carro!!!! La rete è un insieme di garza medica a trama larga e striscioline di carta inbevute nel vinavil….un lavoraccio!!!
Dopo un paio di giorni di asciugatura sono partito con la pittura (la rima non è voluta).... Anche qui primer per unificare i vari materiali e poi via di colore . I colori usati sono il set di colori per mezzi USA della lifecolor. La rete invece ha ricevuto diverse tonalità di verdi e marroni per dargli profondità e contrasto cromatico.
A seguire lavaggi mirati con colori ad olio terra di cassel e seppia ed invecchiamento a base di pigmenti del range MIG. Per ultimo l’inserimento del capocarro e servente, realizzati con figurini della MiniArt.
Buon Modellismo a tutti......
Storia
Il Panzerkampfwagen VI Ausf. B fu un carro armato tedesco della seconda guerra mondiale. Fu conosciuto anche come Sonderkraftfahrzeug 182 (Sd. Kfz. 182), o informalmente come Tiger II o Königstiger (tedesco: Tigre del Bengala, spesso tradotto letteralmente nell'inglese King Tiger) e dalle forze britanniche come Royal Tiger.
Nel gennaio 1943, pochi mesi dopo l'entrata in servizio del Tiger I, l'ufficio armamenti dell'esercito tedesco emanò la richiesta per un nuovo carro armato pesante con una torretta in grado di ospitare il potente cannone da 88 mm lungo 71,2 calibri.
L'appalto di progettazione venne affidato alle due migliori divisioni di ricerca allora disponibili: la Porsche e la Henschel & Sohn, e, come per il Tiger I, fu il modello della Henschel a risultare vincente date le caratteristiche di maggiore affidabilità e di facilità di produzione: da questo progetto nacque il Tiger II.
Nonostante il legame dato dal nome, la struttura del Tiger II era completamente diversa da quella del Tiger I e richiamava quella del Panther, con l'inclinazione dello scafo anteriore ripresa dal T-34 russo, che era in grado di ridurre notevolmente la potenza delle granate perforanti usate dai carri pesanti.
Vennero aggiunte le opportune modifiche come l'aumento della corazzatura in generale, quella anteriore sfiorava i 150 mm e inclinata a 50°, e da piastre laterali spesse 80 mm e inclinate a 25°. La parte posteriore era composta da un'unica piastra spessa 40 mm, mentre la torretta aveva una piastra frontale spessa 180 mm e inclinata di 9°, con una scudatura del cannone sagomata a "muso di maiale" (tedesco: Saukopfblende) spessa 100 mm.
La notevole corazzatura comportava un peso notevole, e, con le sue 68,7 tonnellate, il Tiger II fu uno dei carri armati più pesanti impiegati durante la seconda guerra mondiale. Come motore il Tiger II peccava in fatto di velocità e maneggevolezza, come propulsore fu scelto lo stesso del Panther ma molto potenziato, un Maybach HL 230 P30, che sviluppava 750 cavalli, e che era in grado di muovere le 70 tonnellate del carro ad una velocità di 38 km/h su strada e di 20 km/h su altri fondi; mentre l'elevato consumo di carburante comportava che gli 860 litri di benzina contenuti nel suo serbatoio assicurassero una autonomia massima di 170 chilometri.
Come armamento principale era utilizzato il temutissimo cannone 8,8 cm KwK 43 L/71,2 ad alta velocità iniziale (con una dotazione di 72 granate) in grado di sparare proiettili controcarro alla velocità di 1.020 metri al secondo e con una gittata utile di 2.200 m; grazie alle doti balistiche dell'arma era possibile aver ragione delle corazzature a disposizione degli Alleati ben prima che i corazzati nemici si portassero a distanze pericolose.
Il progetto era nato sul "King Tiger" with zimmerit della Dragon
Bel modello …. Niente da dire maaaa ad un certo punto del lavoro.. praticamente a lavoro finito mi sono reso conto di quanto odio i modelli con lo zimmerit!!! Preso da raptus ho accantonato tutto.
In un secondo momento un amico del club e riuscito a procurarmi torretta e scafo senza zimmerit. La torre proveniva da un modello Tamiya mentre lo scafo era di dubbia provenienza, forse Academy.
Riaccesasi la speranza di realizzare un King senza pasta antimagnetica , ho ripreso in mano il dragon ormai finito e lo ho smembrato cercando di recuperare più pezzi possibile da riutilizzare sul nuovo progetto.
Dopo una lunga battaglia a colpi di lima seghetto e stucco sono riuscito a ricomporre il "King Tiger" e a mimetizzare i vari difetti creatisi nel assemblaggio delle parti di diversi kit
Colorazione
Come colore base ho utilizzato il set "German afv dunkelgelb" della Lifecolor… tre colori che servono anche per ricreare l effetto contrasto e desaturazione. I due toni della mimetica sono il Red Brown XF-64 della Tamiya e il Panzer olivegrùn 1943 della Italeri.
A mimetica conclusa ho effettuato diversi passaggi con filtri del range mig e colori ad olio stemperati in Withe Spirit .
Ho ricreato con un pennellino 4 “0000” tutte le scrostature e danni da contatto e usura del carro… premetto so che esistono metodi più semplici ,veloci e che magari danno anche un risultato migliore ma sinceramente non ho dimestichezza con spugnette e quantaltro e visto che riesco nel intento con pennellino penso di continuare su questa strada ,almeno fino a quando non prenderò dimestichezza con queste tecniche.
Invecchiamento
Il lavoro “più”è stato cercare di ricreare l’effetto usura e ruggine sulle maglie di cingolo a protezione della torretta ,ho usato diversi toni di marrone , ruggine e rosa,acrilici, lavaggi e pigmenti e alla fine ho ottenuto un risultato accettabile “ almeno per me”.
Per il resto del carro ,treno di rotolamento compreso ho usato colori ad olio e pigmenti.
Il figurino è della Royal Model al quale ho sostituito la testa con una della Hornet e dipinto con tecnica mista olio, acrilico.
Buon Modellismo a Tutti
In seguito allo sviluppo della concezione tattica di impiego dell'artiglieria come supporto ravvicinato per la fanteria, nel 1936 la Daimler-Benz ricevette la commessa per lo sviluppo e la produzione di un mezzo di supporto alla fanteria armato con una bocca da fuoco da 75 mm. Le specifiche prevedevano che l'armamento avesse una gittata di almeno 6 chilometri; la corazzatura frontale avesse uno spessore tale che non fosse perforabile da un proietto da 37 mm ad una distanza di 500 m; fosse di peso e dimensioni contenuti (non avrebbe dovuto essere più alto di un uomo di statura media); armamento tale da assicurare un'adeguata copertura alla fanteria e capacità di impegnare mezzi blindati.
La Daimler-Benz per realizzare il mezzo utilizzò lo scafo, le sospensioni ed il gruppo di rotolamento del carro PzKpfw III Ausf. E che aveva già in produzione.
Lo Sturmgeschütz III usava, come già detto, lo scafo, il treno di rotolamento e la motorizzazione del PzKpfw III, la parte superiore con l'anello di torretta era stata sostituita da una casamatta in cui era alloggiato l'armamento principale, il 7.5 cm StuK L/24 (Cannone d'assalto 75/24 usando la terminologia italiana, notare che, sempre secondo la terminologia italiana, la bocca da fuoco sarebbe stata classificata come obice e non come cannone). Nella prima versione il mezzo era privo di armamento secondario. L'equipaggio alloggiava nella casamatta, in cui entrava da due ampi portelloni posti posteriormente sul cielo della casamatta stessa. Le sistemazioni generali erano quelle del PzKpfw III, con il motore posteriore e gli organi di trasmissione anteriori (davanti al compartimento di combattimento).
Lo Sturmgeschütz III passò senza modifiche dalla produzione di prototipi al primo modello operativo (Ausführung A), che fu distribuito quanto prima ai reparti operativi per avere un feedback. I primi esemplari lasciarono le catene di montaggio della Alkett ai primi di agosto del 1940. Tuttavia, già a novembre, dopo che erano stati elaborati i commenti sia sui prototipi (utilizzati operativamente in Francia) sia sul modello A, iniziò la produzione dell'Ausf. B. La principale differenza dall'Ausf. A era data dal nuovo sistema di sospensioni e dai cingoli, la cui larghezza era stata portata a 400 mm, ed utilizzando le componenti meccaniche del PzKpfw III Ausf. H. L'aumentata larghezza dei cingoli e l'aumento di potenza del motore (ora un Maybach HL 120 TRM) permisero di portare il peso del veicolo a 21,8 t, senza con questo ridurre, anzi aumentando, la sua mobilità su strada e fuori strada.
StuG. III impiegato sul fronte italiano del corso del 1944
Nel 1941 iniziò la produzione dello StuG III Ausf. C, che fu seguito, con lievi modifiche, dai modelli D ed E, le commesse per la costruzione di questi veicoli passarono dalla Daimler Benz direttamente alla Alkett. La produzione di queste macchine proseguì fino all'autunno 1942, per un totale di circa 450 veicoli dei tre tipi.
Dopo la comparsa sul campo di battaglia dei T-34 sovietici fu chiaro che l'armamento dei veicoli corazzati dell'epoca doveva essere totalmente rivisto, e quindi che un pezzo come il 7,5 cm StuK L/24, con la sua bassa velocità iniziale, non poteva avere buon gioco contro i nuovi carri, quindi si assistette ad una corsa a installare sui veicoli tedeschi cannoni di maggiore potenza. Come era successo al Panzer IV, anche sullo StuG III fu installato un cannone da 75 mm lungo, capace di impegnare i carri russi, quindi sullo Sturmgeschütz 40 Ausf. F (questa divenne la nuova denominazione del mezzo) fu installato il cannone 7,5 cm StuK 40 L/43 (lo stesso cannone montato sui PzKpfw IV Ausf. F2 e G), questa arma aveva sia la capacità di impegnare fanterie con proiettili ad alto esplosivo, sia quella di impegnare veicoli corazzati con proiettili a carica cava. L'unica altra modifica apportata allo StuG III Ausf. E per passare a questa versione fu l'aggiunta di lamiere anteriori per aumentare la protezione, un grosso problema fu dato dal fatto che le munizioni per il cannone lungo erano più ingombranti di quelle del cannone corto, quindi nel nuovo modello fu necessario dedicare maggiore spazio alle riservette delle munizioni. Dato anche il maggior volume dei fumi di combustione, fu necessario aggiungere sul tetto della casamatta un ventilatore per estrarre i fumi dalla camera di combattimento. Questo veicolo fu costruito in 119 esemplari. Nonostante l'introduzione della corazzatura laminata gli StuG 40 Ausf. E erano scarsamente protetti, soprattutto lateralmente, quindi si decise di sostituire lo scafo base con quello del PzKpfw III Ausf. L, e, in occasione della riprogettazione totale che ne conseguì, il cannone fu sostituito con il 7,5 cm StuK 40 L/48, cioè lo stesso cannone montato sui PzKpfw IV Ausf. H e J. Con questo armamento lo StuG III fece un ulteriore (e definitivo) passo avanti nel suo impiego tattico, diventando praticamente un cacciacarri invece di un semovente d'appoggio della fanteria. Il nuovo modello, indicato come StuG 40 Ausf. F/8, aveva anche un nuovo motore, il Maybach HL 120TRM Ausf. A. L'altezza, pur restando estremamente contenuta, tuttavia passò a 2150 mm. La modifica dell'impegno tattico impose anche l'aggiunta di un armamento secondario (non necessario finché il veicolo doveva operare a stretto contatto della fanteria), quindi al veicolo fu assegnata in dotazione una MG 34, che, tuttavia, richiedeva per l'impiego che uno dei membri dell'equipaggio si sporgesse dal portellone superiore per poter sparare.
StuG. III dell'Esercito Finlandese
Le necessità di spazio entro il vano di combattimento, sia per il personale, sia per le ricervette delle munizioni (lo StuG 40 Ausf. F/8 aveva a bordo solamente 44 colpi), impose un nuovo studio per la casamatta, quindi questa fu allargata fino a comprendere le coperture dei cingoli, eliminando così, fra l'altro gran parte delle trappole per i colpi che esistevano sul mezzo, e spostando il ventilatore sulla piastra posteriore della camera di combattimento. Esternamente fu aggiunto un supporto per la mitragliatrice ed una piastra mobile per proteggere il servente. Il nuovo mezzo fu denominato Sturmgeschütz 40 Ausf. G e rappresentò il modello finale del mezzo, costruito in più di 7000 esemplari. L'unica modifica che fu portata al mezzo, senza però modificarne né la denominazione né le caratteristiche generali, fu la sostituzione del mantelletto del cannone, saldato e di forma prismatica, con la cosiddetta Saukopf (testa di scrofa), cioè una struttura fusa che assicurava maggiore omogeneità e riduceva le trappole per colpi.
La linea di sviluppo degli StuG III come cacciacarri aveva portato ad un'arma che non era più ottimizzata per l'impegno di bersagli scarsamente protetti, ma alla funzione controcarri. Per questo motivo fu necessario progettare un'arma che svolgesse la funzione tattica precedentemente svolta dai cannoni d'assalto, quindi sullo scafo dello StuG 40 Ausf F fu costruito un mezzo armato con l'obice 10,5 cm StuHb42 L/28 (Obice da 105/28), denominato Sturmhaubitze 42 Ausf. F, che ebbe la funzione tattica avuta in precedenza dagli StuG III; quando la produzione di scafi Ausf. F terminò lo Sturmhaubitze 42 assunse la denominazione Ausf. G.
Infine si deve citare lo Sturmgeschütz lange 7,5 cm Kanone L/33, cioè uno StuG III armato con un cannone 75/33, intermedio fra i modelli E ed F. Questo mezzo è esistito solo in una foto, pesantemente ritoccata dalla censura, che mostrava uno StuG III Aus. F a cui era stato accorciato il cannone. Questa foto suscitò molte illazioni in campo alleato, ed ancora negli anni sessanta veniva indicata come prova di un veicolo di transizione fra l'Ausf. E e l'Ausf. F (in realtà mai esistito).
Una rara immagine dell'epoca rappresentante il modello che andrò a ricreare.
Per ricreare questa versione dello StuG. III Ausf. C, ho impiegatoi l'ottimo kit della Dragon, con la sostituzione del solo cannone e relativo mantelletto.
Questa modifica lo trasformano nella versione ausf C/D 75cm L48
A parte questa non sono state apportate altre modifiche al modello,il montaggio e’stato veloce e senza intoppi…vista la preferenza a ricreare modelli vissuti usurati dal tempo e dalle battaglie ho insistito sulla zona parafanghi asportandone una buona porzione , simulando cosi un danno da imboscata (spesso questi carri si infilavano tra le macerie degli edifici distrutti aspettando che passasse qualche vittima sotto forma di carro nemico!!
Per la colorazione ho deciso, dopo una breve ricerca di buttarmi sul monocromatico scegliendo il Dunkelgelb come tinta di base .
I colori usati sono gli ottimi colori acrilici lifecolor, al quale sono passato dopo una lunga convivenza con i vallejo che pero’ non disdegno visto che ne ho una abbondante scorta .
Dopo la base e le prime luci ho effettuato un lavaggio molto blando con colore seppia ad olio diluito con white spirit
Passato un giorno per l’asciugatura del lavaggio,ho cominciato con l’invecchiamento , da prima ho usato dei filtri della True Haert per poi passare ai pigmenti della Mig.
Ho completato il tutto con casse bidoni e taniche sulla parte posteriore del carro ,fango e fibre di posidonia per i cingoli.
Il Panzer VI Tiger I (abbreviazione di Panzerkampfwagen VI Tiger I, numero di identificazione dell'esercito Sd.Kfz. 181) fu uno dei più famosi carri armati pesanti prodotti dalla Germania durante la seconda guerra mondiale. Sviluppato nel 1942 in risposta ai mezzi corazzati messi in campo dall'Unione Sovietica, fu il primo carro armato della Wehrmacht a montare un cannone da 88 mm e venne impiegato, solitamente in battaglioni corazzati indipendenti, in tutti i fronti di guerra.
Il veicolo, benché dalle caratteristiche formidabili e temuto dagli avversari, si rivelò costoso da costruire e fu afflitto da svariati problemi di trazione, senza contare la ridotta autonomia causata dal suo elevato peso, che lo rallentava anche su terreni accidentati.
Nel 1937-1938 i vertici militari dell'esercito tedesco cominciarono ad ipotizzare un nuovo carro armato per rimpiazzare il Panzer IV. Vennero stesi alcuni progetti, ma nessuno entrò in produzione e la situazione rimase sostanzialmente ferma fino al 1941, quando venne commissionato alla Henschel & Sohn un prototipo di un carro da trentasei t, in grado di raggiungere i 40 km/h e con corazza ed armamento pesante. Il progetto, denominato VK 3601 sfociò nell'effettiva costruzione del prototipo, ma ulteriori sviluppi vennero bloccati nel mese di maggio, quando venne ordinato un nuovo prototipo da 45 t e armato con la versione anticarro del cannone antiaereo 8,8 cm FlaK.
Fu richiesto alla Henschel di di completare il prototipo per il successivo compleanno del Führer (20 aprile 1942), perciò l'azienda cominciò a lavorare su un precedente progetto (VK 3001(H)) inizialmente studiato per il Panzer V Panther. Mentre la Henschel portava avanti il suo VK 4501(H), anche la Porsche iniziò a lavorare alla richiesta dell'esercito con il progetto VK 4501(Porsche). Entrambi i prototipi furono pronti per la data designata ma alla fine, nell'agosto 1942, solo l'idea della Henschel venne ammessa alla produzione di massa sotto il nome ufficiale di Panzerkampfwagen VI Ausf. E (numero di identificazione Sd.Kfz. 181).
L'armamento principale era costituito dal cannone anticarro KwK 36 L/56 da 88 mm (lungo 56 calibri) che, installato in torretta e protetto da una pesante scudatura d'acciaio spessa 110 mm, era in grado di perforare qualunque carro statunitense o britannico a più di 1.500 m di distanza, con l'eccezione dell'M26 Pershing, mentre con i carri pesanti sovietici del tipo JS-2 si rivelava inefficace, con penetrazioni possibili sul frontale soltanto entro i 300 m. Nella torretta era installata anche una mitragliatrice MG 34 da 7,92 mm coassiale al cannone che veniva azionata dal puntatore mediante un pedale; mentre un'altra arma dello stesso tipo era posizionata nella parete anteriore destra dello scafo. Le sospensioni erano a barra di torsione e, per diminuire la pressione sul terreno del carro, furono adottati cingoli larghi 725 mm, che potevano essere sostituite da cingoli più stretti da 520 mm per il trasporto del Tiger su ferrovia o per marce verso il fronte Il suo potente motore Maybach HL230P45 da 12 cilindri a V 60° a benzina richiedeva una costante manutenzione e soprattutto una gran quantità di carburante (il serbatoio da 540 litri era sufficiente per soli 195 km su strada, molto meno in condizioni di terreno accidentato), che l'esercito tedesco non fu più in grado di fornire nelle ultime fasi del conflitto.
Al momento del suo ingresso nel conflitto, nel 1942, il Tiger aveva un cannone estremamente potente e una corazzatura notevole, ma era complicato e difficile da produrre, essendo inoltre soggetto a svariati problemi alla trazione, specialmente su terreni accidentati. Con il seguito della guerra la potente corazzatura del Tiger I risultò progressivamente vulnerabile alle nuove e più efficaci armi anticarro avversarie: il cannone D-25 da 122 mm sovietico poteva penetrare il frontale del Tiger I fino a 1.500 m di distanza mentre il 17 libbre britannico poteva riuscirci frontalmente fino a 1.700 metri con i tradizionali proiettili APCBC (Armour Piercing Capped Balistic Cap – perforanti con protezione balistica) A causa di ciò la produzione venne progressivamente ridotta fino a cessare completamente nell'agosto del 1944 dopo che erano entrati in linea circa 1.350 esemplari.
Zimmerit e fotoincisioni Eduard
Figurini miniart leggermente modificati
Che dire ! tutti conosciamo il livello qualitativo dei modelli tamiya eguagliato se non, ultimamente superato solo da dragon e comunque il modello praticamente si monta da solo...alcune rogne le ho avute incollando lo zimmerit foto inciso che in alcuni casi non combaciava con lo scafo /torretta.
Colorazione
In partenza avevo optato per una mimetica tre toni ,ma poi sono stato attratto da una foto che ritraeva un tigre in mimetica invernale nelle campagne innevate della Germania nel inverno del 44.
Per la colorazione ho usato i soliti colori acrilici vallejo aiutandomi nel’opera di invecchiamento con pigmenti della Mig.
Buon modellismo.
Il Panzerkampfwagen IV (spesso abbreviato in Panzer IV, numero di identificazione dell'esercito Sd.Kfz. 161) fu un carro armato tedesco della seconda guerra mondiale. Venne prodotto per tutto il corso della guerra in molte varianti in circa 8.000 esemplari, rappresentando la spina dorsale della Wehrmacht nel corso del conflitto.
Inizialmente era stato pensato come carro di appoggio alla fanteria da affiancare al Panzer III, quest'ultimo invece concepito per l'ingaggio dei carri armati nemici. Successivamente, durante il corso della guerra, venne aggiornato nell'armamento e nella protezione passiva (aumento degli spessori della corazzatura) ed assunse il ruolo di carro armato standard dell'esercito, con il Panzer III che fu prima declassato a carro da supporto per la fanteria e poi radiato dalla prima linea, rimanendo in servizio solo nelle sue varianti.
Il Panzer IV divenne il carro armato tedesco più comune della seconda guerra mondiale e il suo scafo fu usato come la base per molti altri veicoli di combattimento, come i cacciacarri Nashorn, carri di recupero e semoventi antiaerei. Il Panzer IV fu per così dire il "mulo da soma" dell'esercito nazista, essendo stato usato in tutti i teatri operativi tedeschi della guerra. Il disegno fu aggiornato ripetutamente per rispondere alle continue minacce provenienti dalle forze nemiche.
Il Panzer IV nella prima versione, la Ausf. D, aveva una corazzatura d'acciaio omogeneo spessa 30 mm, nella parte frontale della torretta e dello scafo, inclinata di pochi gradi rispetto alla verticale(10-25°s); sui fianchi tale protezione si riduceva a 15 mm e a 10 mm sul cielo della torretta e sul fondo dello scafo. Tali spessori all'epoca erano ritenuti più che sufficienti, dato che pochi carri armati erano dotati di cannone anticarro ed inoltre tali minacce sarebbero state efficacemente contrastate dal Panzer III, il quale era il carro preposto all'affrontare gli altri mezzi corazzati.
Durante il conflitto, il Panzer IV si trovò sempre più spesso invischiato in combattimenti tra carri, soprattutto in Francia, così si decise di aumentare la corazza frontale del carro, dai 30 mm dell'Ausf. D, ai 50 mm dell'Ausf. E e infine ai 50+30 mm dell'Ausf. G, con aumenti rilevanti dello spessore anche sui lati del mezzo. Dal giugno 1943 iniziò la produzione di una nuova versione del carro, il Panzer IV Ausf. H, con una corazza frontale di 80 mm, piuttosto che con piastre supplementari; tuttavia la corazza frontale della torretta rimase di 50 mm, a cui però erano aggiunte piastre supplementari per aumentarne lo spessore fino a 80 mm. Il Panzer IV cominciò poi anche ad essere frequentemente dotato degli Schürzen, ossia piastre di acciaio a copertura della parte superiore dei cingoli, le quali venivano in genere montate sul campo. Dal 1943 fino al settembre del 1944, divenne comune l'uso della Zimmerit, la pasta antimagnetica, con la quale veniva rivestito tutto il carro per contrastare l'efficacia delle mine magnetiche.
Trattasi di un vecchio modello italeri trovato ad una mercatino modellistico più di 20 anni fa ..costruito quasi da scatola ho sostituito il cannone tutto storto in plastica ,con uno in metallo della Aber i cingoli in vinile sono stati sostituiti con quelli a maglia singola della Dragon anche questi ormai fuori produzione da tempo,e alcuni attrezzi recuperati da un kit Tamiya...
I figurini sono Dragon più due rubati da un bellissimo Wespe Tamiya.
il montaggio non è stato..come dire “una passeggiata” vista la vecchia struttura degli stampi c’era di tutto...pezzi storti,rotti,segni di estrattori che sembravano trincee,e ritiri da paura..... ma nulla che non si potesse sistemare con qualche kilo di stucco
alla fine però tutto è andato al suo posto
Questo è stato il mio secondo modello sul quale ho voluto provare a ricreare un winter cammo di aspetto vissuto molto vissuto !!
ho iniziato dando un primmer marrone scuro ad aerografo, dopo l’asciugatura ho steso il dark yellow XF 60 della tamiya sempre a spruzzo cercando di stenderlo in maniera irregolare su tutto il carro.
Poi sono passato ai vari invecchiamenti a base di lavaggi e pigmenti. Come se il carro dovesse restare della tinta iniziale,dopo una giornata di riposo ho spruzzato sul tutto il carro 3 mani di lacca per capelli a distanza di una mezzora l’una dal l’altra ,...e via un altro giorno ad asciugare
A lacca asciutta armato di aerografo e bianco acrilico Valleyo ho ridipinto tutto il carro ,sempre in maniera irregolare,cioè stando all’interno delle pannellature o spruzzando dal basso verso l’alto fatto questo ho preso un pennello piatto bagnato con acqua e picchiettando sono andato a togliere il colore nei punti dove volevo che risaltasse il colore di base.
Ultima fase... nuovo invecchiamento mirato alla sola parte bianca, sempre con lavaggi a olio diluito con white spirit e pigmenti terrosi.
FIGURINI - kit Dragon e Tamiya
Figurini dipinti con tecniche miste olio e acrilici e sporcati con pigmenti stemperati con White spirit
Come basetta ho usato una cornice di legno grezzo quelle che si acquistano nei vari empori del fai da te per pochi euro, lasciando il fondo l’ho riempita di gesso liquido
Il fango o neve sciolta sono pigmenti mischiati con polvere di gesso e resina acrilica della Mig mentre la neve fresca è stata ricreata con sale fino misto bicarbonato fatti cadere da un colino su colla vinilica .
Accessori di miglioria
Cannone: ABER
Cingoli : DRAGON
Panzer II - kit Alan - scala 1/35
Il Panzer II, abbreviazione del nome completo Panzerkampfwagen II, il cui numero di identificazione dell'esercito era Sd.Kfz. 121, fu un carro armato tedesco progettato nei primi anni '30 come rimpiazzo del blindato leggero Panzer I.
Nonostante il progetto dovesse solo fungere da anticamera per i più avanzati Panzer III e Panzer IV, il Panzer II costituì il nerbo delle divisioni corazzate tedesche durante le campagne di Polonia e Francia, venendo utilizzato anche durante l'invasione dell'URSS nel 1941, dimostrando però parametri superati: ritirato quasi completamente dalla prima linea tra il 1942 e il 1943, fu relegato a compiti di addestramento, mantenimento dell'ordine pubblico e lotta antipartigiana; il versatile scafo fu invece riutilizzato per diversi progetti di semoventi e cacciacarri.
Preserie
I modelli sperimentali del Panzer II erano tutti armati di un cannone 2 cm KwK 30 L/55, derivato dal paricalibro FlaK 30 contraerei, capace di sparare proiettili esplosivi o perforanti con un rateo di 280 colpi al minuto (180 proietti disponibili); la punteria consisteva di un mirino ottico TZF 4, che si sarebbe evoluto con il procedere delle versioni. Il cannone era montato sulla sinistra della torretta, decentrata sullo stesso lato, e lo affiancava a destra una mitragliatrice MG 34 da 7,92 mm (1425 cartucce totali in 17 nastri). Lo scafo dalla parte frontale arrotondata ospitava un equipaggio di tre uomini: il guidatore trovava posto nella parte anteriore, il comandante sedeva nella torretta mentre il cannoniere rimaneva in piedi a fianco.
La corazza era spessa 13 millimetri su tutti i lati del carro, con superfici poco inclinate; cielo, fondo e parti superiori della torretta e dello scafo presentavano corazze spesse dai 5 ai 12 millimetri. La velocità massima era di 40nbsp;km/h con un'autonomia di 200 chilometri e un serbatoio della capacità di 200 litri; le dimensioni erano: lunghezza 4,38-4,76 metri, larghezza 2,14 metri, altezza 1,95-1,98 metri.
Ausführung c
Questa fu l'ultima versione per test e ricerche sulle migliori caratteristiche da adottare: l'Ausf. c presentava un treno di rotolamento completamente rivisto, composto da 5 ruote di medio diametro indipendenti, 4 rulli tendicingolo e sospensioni a molla ellittica; la corazza frontale era inoltre più squadrata, ottenuta con la saldatura, e il peso era salito a 8,9 tonnellate. L'Ausf. c cominciò a essere prodotto nel marzo del 1937 usando per i primi 25 esemplari dell'acciaio al molibdeno, ma di preciso non si quanti ne siano stati costruiti; fu la base per la produzione in serie delle Ausf. A, B e C, nient'altro che modelli c meglio protetti e con qualche piccola aggiunta.
Il modello
Vecchio modello della ditta Alan ormai fuori produzione l’ho acquistato per pochi euro in qualche mercatino modellistico... non ricordo neppure dove ! come al solito ho voluto riprodurlo da scatola modificando solo alcuni particolari a mio parere un po’ troppo spessi e grossolani.
La colorazione
Come colore base ho usato un panzer gray della valleyo ,schiarendolo successivamente sulle zone più in rilievo..praticamente la mia idea iniziale era di ritrarlo in una tipica livrea grigio panzer ma a lavoro quasi ultimato ho cambiato idea optando su una mimetica invernale
Essendo questa la mia prima mimetica invernale ho proceduto a tentativi ..ho ripreso tutte le pannellature del carro ad aerografo con diversi toni di grigio sempre più chiari fino al bianco puro,cercando di far intravedere il grigio panzer
Invecchiamento a base di lavaggi ad olio e pigmenti ..un poco di fango e neve qua e là ed il gioco e fatto!!! Niente male eh !!!
Dimenticavo...il figurino è un insieme di pezzi dragon..dipinto con tecniche miste olio acrilico.
Panzerkampfwagen V (Pz Kpfw V) "Panther" - kit Italeri - scala 1/35
Storia
Il Panzerkampfwagen V (Pz.kpfw V) "Panther", semplicemente noto come Panzer V Panther fu un carro armato medio cacciacarri tedesco prodotto durante la seconda guerra mondiale che prestò servizio da metà del 1943 fino alla fine della guerra in Europa nel 1945. Fu progettato come opponente del T-34 e per rimpiazzare i Panzer IV e III, sebbene avesse prestato servizio al loro fianco e accanto ai più pesanti Tiger I e Tiger II fino alla fine della guerra. La sua eccellente combinazione di potenza di fuoco, protezione e mobilità servì da banco di prova per i carri armati di fine e post guerra di altre nazioni ed è frequentemente considerato insieme al sovietico T-34/85 come il miglior progetto di carro armato della seconda guerra mondiale. Era preferito al Tiger da molti equipaggi per la sua maggiore manovrabilità che lo rendevano ottimo nell'attaccare i corazzati nemici con il suo cannone da 75 mm.
Fino al 1944 venne designato come Panzerkampfwagen V Panther e ebbe la designazione di inventario di "Sd.Kfz. 171". Il 27 febbraio 1944 Hitler ordinò che fosse conosciuto solo come Panther.
Derivati e produzione
Nell'estate del 1943 venne messa in produzione la versione Ausf A, nella quale erano corretti la maggior parte dei difetti della Ausf D, seguita all'inizio del 1944, dalla Ausf G.
Le principali differenze tra le varie versioni riguardavano l'adozione di una protezione emisferica per la mitragliatrice di scafo, una diversa cupola del capocarro, uno scudo del cannone progettato in modo da impedire che colpi di rimbalzo colpissero il tetto dello scafo e un diverso armamento delle linee laterali dello scafo nella parte posteriore. Nelle ultime fasi della guerra alcuni Panther montarono anche un modernissimo sistema di visione notturna all'infrarosso.
Il Panther, prodotto in quasi 6.000 esemplari, fu tra i migliori carri della seconda guerra mondiale grazie alla combinazione di protezione, mobilità ed armamento.
Tra i suoi derivati vi furono un carro per l'osservazione del tiro d'artiglieria, un carro comando, un carro recupero e lo Jagdpanther, un potente semovente anticarro armato con un cannone da 88 mm Pak 43/3 L/7.
Recensione kit Italeri
Modello vecchiotto ma ben realizzato .migliorabile sicuramente su tutti i fronti dai cingoli in vinile in su ma per chi si accontenta si può realizzare semplicemente da scatola...come ho fatto io!!
La colorazione a due toni è stata realizzata con colori acrilici Valleyo, lavaggi a olio.. con varie tonalità di colori scuri ( bruno van dik ,terra d’ombra bruciata,terra di cassel )
Asciugati i lavaggi ho schiarito il tutto con gli stessi colori di base leggermente più chiari
Ho terminato l’invecchiamento con pigmenti o pastelli polverizzati fissati con White spirit
Il figurino è un pezzo RoyalModel dipinto con tecniche miste ..olio ,e acrilici
M4A3E2 Jumbo - kit Tamiya - scala 1/35
M4A3E2 Jumbo Aveva una protezione rinforzata (aggiunta di piastre di spessore 38 mm frontali e laterali) ed una torretta con 152 mm di spessore, ne furono costruiti 254 ed entrarono in servizio nell'autunno del 1944. Armati inizialmente con il 75 mm, alcuni furono ricondizionati con il 76 mm. Avevano lo scopo tattico di stare in testa alle colonne quando si temevano imboscate.
Modello
il modello è un vecchio Kit Tamiya
Kit di facile montaggio ma poco dettagliato diciamo che per renderlo accettabile bisognerebbe arricchirlo con qualche set di fotoincisioni.
Io personalmente ho voluto costruirlo praticamente da scatola aggiungendo solo un paio di pezzi fotoincisi non ho sostituito nemmeno i cingoli ... ho provveduto a rendere accettabili quelli in vinile del kit in fase di colorazione.
Dopo aver montato il carro ho cominciato ad impostare i figurini ..i due scelti provengono dalla MiniArt..certo non sono degli Alpine Mignature...ma fanno lo stesso la loro figura.
La prima mano di fondo è stata data con un verde scuro XF 61 della Tamiya ad aerografo ,dopo un paio d’ore ho ripassato tutto il modello con un Olive drab Valleyo dato in modo irregolare dal alto verso il basso.
Dopo una giornata ad asciugare ho cominciato con le velature e invecchiamento usando colori a olio diluiti con White spirit .
Finito l’invecchiamento e dopo un paio di giorni di riposo “non io ma il modello” ho dato una passata di lacca per capelli su tutto il carro...per poi spruzzarlo di bianco acrilico insistendo su alcune zone e meno su altre...poi senza aspettare che il bianco sia asciutto del tutto, con un pennello a pelo corto bagnato d’acqua ho sfregato il colore quasi a volerlo togliere ..questa tecnica simula lo scrostamento della vernice bianca usata sul campo per mimetizzare i carri durante il periodo invernale.
Ho finito il tutto con delle sporcature a base di pigmenti della Mig fissati con l’ onnipresente White Spirit.
Il risultato finale non mi sembra malvagio che ne dite!!!!
Buon modellismo a tutti....
U.S. MILITARY POLICE - kit MiniArt - scala 1/35
Aprendo la scatola ed osservando le stampate dell' Harley WLA 42 si capisce subito di avere tra le mani un piccolo gioiellino da costruire...sono circa un ottantina di pezzi con fotoincisioni a seguito.Alcuni pezzi risultano un pò difficili da trattare vista la grandezza.. ( soprattutto per le fotoincisioni..alcune sono microscopiche )ci vuole una buona vista e tanta pazienza.
Ottima l'idea della MiniArt di inserire nella stampata del modello le dime per curvare le varie fotoincisioni..
Nota dolente riguardo i figurini buono il panneggio delle uniformi,ma secondo me un po fuori misura su alcuni particolari, il volto dei figurini lascia un pò a desiderare..volendo si puo sostituire la testa con altre che si trovano in commercio ,io personalmente ho voluto farlo da scatola propio per vedere il risultato finale....diciamo che tra moto(bella!!) e figurino (un po meno) ,una mano lava l'altra...
Buon modellismo a tutti.